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Ripetitività di alcuni codici
Dal confronto dei testi riportati in Appendice e tratti dai manoscritti 13066, 13067, 14371 e 4971 appare che, almeno per quanto riguarda le prime pagine, non ci sono sostanziali differenze nella descrizione delle vicende di Peretto transfuga dalla sua terra, della nascita di Felice e della sua giovinezza, a parte la denominazione di alcuni personaggi.
Però va notato che esiste una più che marcata identità della lezione di certi manoscritti vaticani con la biografia sistina di G. Leti di cui qui non trascriviamo alcun passo, trattandosi di testo largamente diffuso. Beninteso la nostra collazione è limitata alle sole prime pagine, cioè fino alla permanenza di Felice a Grottammare. Altro manoscritto ispirato alla narrazione letiana è conservato nell'archivio comunale di Todi.
Va rilevata la ricorrenza di alcuni errori grossolani, tramandati di secolo in secolo. Ad esempio, e ne citiamo solo due tra loro connessi ed interdipendenti:
- il castello delle Grotte viene posto nel territorio di Montalto e soggetto a questa città, mentre era uno dei numerosi feudi di Fermo;
- Montalto viene identificato con Farnese.
Probabilmente Leti, che può essere considerato l'autore primigenio e l'ispiratore degli anonimi "copisti", ha confuso Montalto di Castro con Montalto Marche, attribuendo a quest'ultima l'appartenenza al feudo dei Farnese che, per quanto mi risulta, non si è mai riscontrata. Da rammentare che, nei pressi di Montalto di Castro, esiste anche Grotte di Castro, altro elemento che ha favorito equivoci con il corrispondente paese piceno e la sua dipendenza da Montalto anziché da Fermo.
Inoltre non risulta ben chiaro se lo zio fra Salvatore sia zio paterno o materno di Felice.(7)
Ciò depone a sfavore dell'attendibilità del racconto - cosa ormai ben nota da secoli - e dovrebbe consigliare il lettore attento ad effettuare controlli frequenti e scrupolosi dei vari testi o a ricorrere ad un'edizione critica di questi manoscritti. Non ci siamo informati se un'impresa del genere sia stata affrontata e completata. Si tratterebbe senza dubbio di un'opera meritoria, tenuto conto della moltitudine di versioni che esistono e dell'impegno richiesto dalla collazione. D'altra parte una verifica del genere è parzialmente conducibile con riferimento alle critiche espresse nei confronti del libro di Leti.