Dal Conclave all'Incoronazione
1585 7 apr. Domenica. Gregorio XIII celebra messa nella sua cappella segreta e presenzia la messa solenne celebratasi nella cappella di Sisto IV, presente anche il Montalto accompagnato dal cardinal Castagna
- 8 aprile. Gregorio presiede il concistoro programmando la signatura per il giorno seguente che però viene revocata, alimentando le voci di una malattia. Sopraggiunge la debolezza.
- 9 aprile. Si alza verso le 10 passeggiando nella camera e pranzando con il nipote card. San Sisto e Giacomo Boncompagni (figlio illegittimo dello stesso papa), duca di Sora, che però vanno via non notando nessuna situazione preoccupante. Il maestro di camera, monsignor Bianchetti, vedendolo assai pallido fa intervenire i medici che giudicandolo prossimo alla morte lo ragguagliano delle sue condizioni. Viene convocato il Cardinal Farnese, decano del Sacro Collegio e la maggior parte dei Cardinali.
- 10 aprile. Il card. Montalto, mentre si accingeva a raggiungere il papa, viene informato della morte alle “diciotto ore” di Gregorio XIII ritornandosene presso la sua dimora.
- Il cardinal Guastavillani, in qualità di camerlengo, prende di diritto il timone degli affari di Stato, i cardinali riuniti si organizzano per evitare durante questo periodo disordini, dando al Medici, al Colonna e Guastavillani l’incarico di vigilare sulla sicurezza pubblica. Vengono avvisati di vigilare per le loro zone di competenza i vari nobili, il granduca di Toscana e il vicerè di Napoli. A Roma ben sei porte vengono chiuse. A Giacomo Guastavillani viene dato l’incarico di generale dello Stato, a Mario Sforza quello di luogotenente, costoro avranno a disposizione 2000 fanti e quattro compagnie di cavalleria, mentre a Monsignor Ghislieri, un protetto di San Sisto, sarà generale di Borgo con 1200 fanti. I Savelli hanno il compito di proteggere il conclave.
Per assicurare l’ordine pubblico e garantire il regolare svolgimento del conclave, vengono fatti confluire a Roma, dalle varie comunità del Lazio, rinforzi militari. Da Orte, racconta il Leoncini, “andarono le nostre battaglie, agli ordini di Messer Ulisse Roscio, et entrarono in Roma tutti in ordinanza, con morioni indorati et archibusci et fiaschette di velluto e indorate, che fu bellissima vista, et tutta Roma corse a vederli”. A questa guarnigione viene affidato il controllo della zona di Castel S. Angelo, distinguendosi così tanto che Mario Sforza, propone al loro comandante “che volesse andarlo a servire con detta gente”. In ogni caso pochi sono stati i momenti di tensione, l’unico di una certa rilevanza è quello che si stava creando per l’ingresso a Roma di Prospero Colonna, il fratello del Cardinale, che con i suoi uomini, i massacratori come li chiamava il popolo romano, si ritirerà a Zagarolo dopo un incontro con il Guastavillani e grazie all’intervento del de’Medici.
La notizia della morte del Pontefice viene accolta in Spagna con rammarico, con indifferenza a Praga, mentre a Parigi e a Venezia con una soddisfazione mal dissimulata. (9-pag 111)
Dopo le onoranze funebri i cardinali ricevono il Conte Olivares, ambasciatore di Spagna, il barone Federico Madruccio, fratello del cardinale Madruccio, ambasciatore dell’Imperatore Rodolfo II e il Cardinal d’Este, in qualità di protettore del regno di Francia, al quale il 18 aprile si affiancherà l’ambasciatore francese, il marchese Vivonne de Pisany.
Iniziano subito i primi screzi tra gli ambasciatori di Spagna e Francia, cercando il primo di non far incontrare al secondo i cardinali se non dopo la fine del conclave (9-pag.111). Comunque le pressioni delle varie nazioni avranno uno scarso effetto sui Cardinali per l’esito del Conclave (9- pag.113 e seg.) Le correnti interne erano legate ai “nipoti” degli ultimi papi ai quali erano legati, per riconoscenza dell’elezione, i vari cardinali: il Farnese, l’Este, l’Alessandrino, l’Altemps, il Medici, il San Sisto, ma alla fine sono due le cordate: una capeggiata dal card. Ferdinando de' Medici e l'altra da Alessandro Farnese. Le strategie impiegate dalle varie fazioni erano quelle dell’esclusione dei candidati non graditi, seguite dall’inclusione, facendo cioè la lista dei candidati che si favorirebbero in grado diverso per poi concentrare i voti della maggioranza su colui che era più accetto , o, secondo le circostanze, meno temuto. (9-pag. 122).
Sono numerose le manovre prima del conclave dei due capi–fazione: Medici e Farnese. Il primo grazie ad una superba strategia riesce ad “escludere” dalla candidatura al papato sia il Farnese che il Sirleto, esponenti della stessa fazione, anche se in questo momento non riesce ad esprimere un nome che abbia una qualche possibilità di essere eletto, il nome del Cesi non ha riscontri favorevoli. Il Farnese riesce a coagulare presso di se i cardinali San Sisto, Carafa e Lancellotto, ma la sua supposta vicinanza alla Spagna gli allontana le simpatie dell’ambasciatore francese Pisany.
- 21 aprile, domenica di Pasqua si apre il Conclave: Presenti 39 cardinali su sessanta e altri tre (Andrea d’Austria, Vercelli e Madruccio) si aggiungono nei giorni successivi:
- Cardinali Vescovi di Paolo III
- Alessandro Farnese jr., da Roma,vescovo di Ostia e Velletri, Decano del Sacro Collegio
- Giacomo Savelli, Vescovo di Porto e di Santa Rufina, Inquisitore, vicario del Papa e sottodecano del S. Collegio Cardinal Vescovo di Pio IV
- Giovanni Antonio Sorbellone, da Milano vescovo di Frascati
- Gianfrancesco Gambara,da Brescia, vescovo cardinale di Palestrina
- Alfonso Gesualdo da Napoli, vescovo cardinale di Albano,parente dei Borromeo e fiduciario di Filippo II
- Cardinali Preti di Giulio III
- Girolamo Simoncello da Orvieto con il titolo dei Santi Cosma e Damiano
- Girolamo Simoncello da Orvieto con il titolo dei Santi Cosma e Damiano
- Cardinali Preti di Pio IV
- Marco Sitico Altemps, tedesco, vescovo di Costanza, con il titolo di Santa Maria in Trastevere
- Innico d'Avalos da Napoli con il titolo di San Lorenzo in Lucina
- Marco Antonio Colonna sr.di Roma con il titolo di San Pietro in Vincoli
- Tolomeo Gallio da Como con il titolo di Sant' Agata
- Guido Luca Ferrerio vescovo di Vercelli con il titolo dei Santi Vito e Modesto
- Guglielmo Sirleto, teologo calabrese con il titolo di San Lorenzo in Pane e Perna
- Prospero Santacroce da Roma con il titolo di Santa Maria alle Terme
- Gabriele Paleotti arcivescovo di Bologna con il titolo di San Martino ai Monti
- Ludovico Madruccio da Roma con il titolo di Sant' Onofrio, vescovo-principe di Trento
- Cardinali Preti di Pio V
- fra Michele Bonelli, detto l'Alessandrino con il titolo di Santa Maria sopra Minerva
- Nicolaus de Pellevé, francese, arcivescovo di Sens, con il titolo di Santa Prassede
- Giulio Antonio Santorio, detto Santa Severina, teologo con il titolo di S. Bartolomeo in Isola
- Pietro Donato Cesi da Roma con il titolo di Sant' Anastasia
- Charles D'angennes de Rambouillet, francese, vescovo di Le Mans con il titolo di Sant'Eufemia
- fra Felice Peretti da Montalto, con il titolo di San Girolamo degli Schiavoni
- Girolamo Rusticucci da Fano con il titolo di Santa Susanna
- Giangirolamo Albano da Bergamo con il titolo di San Giovanni ante Portam Latinam
- Antonio Carafa da Napoli con il titolo dei Santi Giovanni e Paolo
- Cardinali Preti di Gregorio XIII
- Filippo Boncompagni da Bologna, con il titolo di San Sisto, gran penitenziere di Santa Romana Chiesa
- Alessandro Riario da Bologna, patriarca titolare di Alessandria con il titolo di Santa Maria in Ara Coeli
- Pedro de Deza, spagnolo, con il titolo di Santa Prisca
- Giovanni Antonio Facchinetti de Nuce da Bologna con il titolo di Santiquattro, patriarca di Gerusalemme, futuro papa Innocenzo IX
- Giovanbattista Castagna da Roma, con il titolo di San Marcello, legato pontificio a Bologna, futuro papa Urbano VII
- Alessandro Ottaviano de' Medici da Firenze, card. di San Quirico e Giuditta, arcivescovo di Firenze, futuro papa Leone IX
- Giulio Canano da Ferrara, vescovo di Adria, con il titolo di Sant'Eusebio
- Nicolò Sfondrato da Milano, cardinale di Santa Cecilia e vescovo di Cremona, futuro papa Gregorio XIV
- Antonio Maria Salviati da Roma, con il titolo di Santa Maria in Aquino
- Filippo Spinola da Genova, vescovo di Nola con il titolo di Santa Sabrina
- Matthieu Contrael (o Cointerel) francese, datario di Sua Santità con il titolo di Santo Stefano in Monte Celio
- Scipione Lancellotto da Roma, con il titolo di San Simeone
- Cardinali Diaconi di Pio IV
- Luigi d'Este da Ferrara, arcivescovo di Auch, con il titolo di Santa Maria in Via Lata
- Ferdinando de' Medici da Firenze con il titolo di Santa Maria in Dominica
- Cardinali Diaconi di Gregorio XIII
- Filippo Guastavillani, camerlengo di Santa Romana Chiesa con il titolo di Sant'Angelo
- Andrea d'Austria, vescovo di Bressanone, con il titolo di Santa Maria Nova
- Giovanni Vincenzo Gonzaga da Mantova con il titolo di Santa Maria in Cosmedin
- Francesco Sforza da Roma con il titolo di San Giorgio in Velabro
- Vincenzo Lauro o Laureo (Mondovì), eletto cardinale da Gregorio XIII (non partecipa al Conclave);
- Torres, identificabile con Michele della Torre, noto anche come il Ceneda (non partecipa al Conclave).
I Cardinali dopo aver assistito alla Messa dello Spirito Santo e ascoltato il de Eligendo pontifice esposto da Marcantonio Moretto (o Mureto) uno dei predicatori più ammirati di quel periodo, in processione, in doppia fila, salendo lo scalone del San Gallo, entrano nella sala regia recandosi a prendere possesso della propria cella ricoperta da un drappo violetto. (I cardinali potevano rientrare nelle loro abitazioni e rientrare in Conclave la sera, ma si diffonde la notizia che il Medici, l’Altemps e l’Alessandrino avrebbero cercato di far eleggere il Cesi durante queste assenze, per la qual cosa il san Sisto e i suoi non abbandonano la sede del Conclave).
La sera del 21 gli elettori vengono visitati dai vari ambasciatori che comunicavano le ultime istruzioni ai porporati della loro nazione. Il conte Olivares viene visto a colloquio con il cardinale di Sens, mentre il Pisany con il Farnese.
Alle quattr’ore di notte (corrispondenti tra le ore 22 e le 23), dopo l’uscita degli ambasciatori, vengono serrate le porte del conclave. Durante la notte si svolgono incontri tra il Medici, l’Alessandrino, l’Este e l’Altemps.
Nella cosiddetta Capitolazione (elenco delle priorità che il nuovo pontefice avrebbe dovuto affrontare) redatta all’inizio del Conclave vi erano: la continuazione della lotta contro la minaccia turca, l’attuazione della riforma della Chiesa nello spirito del Concilio di Trento e l’arginamento del protestantesimo che continuava ad avanzare nel nord Europa, il ristabilimento della pace fra i principi, la difesa della libertà ecclesiastica e il completamento della basilica di San Pietro (7-pag.80 e 13-pag.15).
Il Capilupi, riferisce che questa sera stessa lo stesso Farnese riconosce quanto le sue speranze di diventare papa fossero esigue, tenendosi in disparte (13-pag. 15).
- 22 aprile, lunedì. Viene celebrata la messa nella Cappella Paolina seguita da un primo infruttuoso scrutinio (quello dove il card. Albano ebbe 23 voti) nella Cappella Sistina. Indi si ritirano nelle rispettive celle. Questo stesso giorno entra nel conclave il Cardinal Andrea d’Austria che a cavallo da Innsbruck dopo sei giorni era giunto a Roma, subito avvicinato dal Medici. (tentativo del card. Gambara di escludere dal voto il card. d’Austria e altri cardinali non favorevoli al Farnese, con la motivazione che essi non avevano il diaconato.Il d’Austria mostra un breve dispensatorio di Gregorio XIII che lo abilitava a partecipare attivamente al Conclave).
Nel pomeriggio naufragano le candidature del Cesi e anche quella del Sirleto per l’opposizione del card. d’Este che lo considera troppo vicino alla Spagna e troppo influenzabile dal card. Como. Anche Altemps e il Medici si dichiarano contro Sirleto.
In serata notizie non veritiere si diffondono per Roma circa l’elezione a papa del Farnese. Durante la notte, il Boncompagni si adopera , invano, per l’elezione di Giambattista Castagna, ben visto dalla Spagna. (13-pag. 16). - 23 aprile, martedì. Il Medici, dopo l’esclusione del Cesi e del Sirleto, propone all’Este i nomi dell’Albani e del Montalto, lasciandogli la scelta. (anche perché la fazione del Farnese attendeva l’ingresso del Cardinal Torres in Conclave e immediatamente eleggerlo papa. La qual cosa avrebbe dato un’importanza tale al Farnese che, grazie alla sua influenza sul Torres, nuovo pontefice, si sarebbe assicurata la prossima elezione facendo creare cardinali a lui fedeli ).
Il protettore di Francia accetta questa opzione a patto che anche il Madruccio, (depositario della volontà di Filippo II) che stava per arrivare a Roma, fosse consenziente.
Il Medici, per distrarre l’attenzione dei suoi avversari dal Montato, da a credere al card. d’Austria, al Deza ed ad altri che ne ritirava con i suoi l’appoggio alla candidatura, rassicurando così i Farnesiani. Grazie all’intervento del card. Gesualdo viene definitivamente bloccato l’indeciso Altemps, facendogli balenare l’idea di un appoggio all’elezione di un suo avversario, il card. Ceneda in caso non si uniformasse alla corrente del Medici, spingendolo altresì a pronunciarsi per il Montalto e a perorarne la causa allorché fosse entrato in Conclave il Madruccio. Costui la sera stessa arriva a Roma (trattenuto a Firenze da un attacco di febbre) e dopo aver visto gli ambasciatori dell’Imperatore e di Spagna, si reca in Conclave, entra subito in contatto con l’Este, Altemps, Medici e Gesualdo che lo persuadono a sostenere la candidatura del Montalto a tal punto che egli stesso ne parla con i componenti della fazione spagnola: Andrea d’Austria, Colonna, Deza, Spinola, Sfondati, Gonzaga ed altri. Il Madruccio dichiara espressamente il gradimento della Spagna nei confronti del Montalto (13-pag.18).
A questo punto il Medici osserva che per la raggiungere la maggioranza dei due terzi mancano quattro voti (il che vuol dire che il Medici poteva contare su 24 voti) e che quindi l’indomani si sarebbe cercato di forzare la difficoltà e nella Cappella Sistina strappare l’elezione per adorazione.
A mezzanotte il cardinale Alessandrino e il Rusticucci si muovono di cella in cella per avvertire i loro sostenitori della decisione presa, passando anche dal Montalto che era stato già informato dal Medici.
Durante la notte arriva a Roma anche il Cardinal Vercelli che entrerà in conclave il giorno seguente. - 24 aprile mercoledì. Nella cella del Gesualdo si riuniscono il Montalto e il Medici pianificando le ultime cose e dando consigli per l’occasione. Nello stesso tempo il Farnese è a colloquio con l’Este e dopo avergli rivelato di essere a conoscenza di tutte le manovre per esaltare il Montalto, chiede al protettore di Francia quale sarebbe stato il suo comportamento.
La risposta chiariva che egli (Este) si sarebbe allineato all’Altemps, che a sua volta avrebbe votato in armonia con la fazione gregoriana. La convinzione principale del Farnese sul fatto che non sarebbe stato eletto il Montalto risiedeva nella parentela del Medici con l’Orsini, protagonista della vicenda Accoramboni.
Dopo la messa (nella Capella Paolina) viene data lettura (da parte del Maestro di Cerimonia) delle tre bolle per l’entrata in Conclave del Madruccio e del Vercelli, (due bolle riguardano”rebus ecclesiasticis non alienandis” e la terza contro i simoniaci).
L’Este convince il Guastavillani, il Castagna (nel testo di Hübner chiamato il Marcello) e lo Sforza che il futuro papa era stato già deciso e che quindi conveniva loro adeguarsi (questo discorso, secondo il Tempesti, viene tenuto dal card. Riario al San Sisto e successivamente anche dal Guastavillani sempre al San Sisto).
Infine sempre l’Este invia l’Alessandrino a chiamare il San Sisto che pur facendo resistenze alla fine cede garantendo il suo appoggio. Il San Sisto raduna i suoi (sedici elettori) nella sala regia, il Medici esorta gli esitanti Guastavillani, Marcello e Sforza a seguire i gregoriani.
Alla dichirazione di San Sisto di voler eleggere papa il Montalto, il solo Facchinetti solleva obbiezioni facendo osservare che nonostante i 64 anni, il Montalto era talmente attivo da non sembrare un sessantenne (13-pag.19).
Intervengono i vari cardinali filo-Montalto, in particolare Alessandro Riario, che con le loro affermazioni entusiaste zittiscono i pareri degli altri loro colleghi; indi tutti si recano nella Cappella Sistina, (il von Pastor parla della Paolina) in questo momento il Farnese (ostacolato dall’Alessandrino che, rientrato in Cappella per informarlo della decisione presa, gli impedisce in pratica ogni contromossa) comprende di aver perso e rivolge all’indirizzo dell’Este e del Medici parole “acerbe”, costoro lo esortarono di accettare il fatto compiuto e lo stesso Este, informato delle decidioni dal Gonzaga) richiede a gran voce l’elezione per adorazione, cosa che avviene con tutti gli elettori con a capo San Sisto (e Alessandrino) che si prostrano ai piedi del Montalto.
Segue la votazione per appello nominale con suffragio all’unanimità.
L’ambasciatore Lorenzo Priuli relaziona nel 1586 l’elezione del nuovo pontefice attribuendola all’intervento dello Spirito Santo (appendice 32).
E così il 24 aprile alle ore tredici (circa le otto del mattino) nel giorno dedicato a Sant’Anselmo il cardinal Montalto viene eletto Papa. Il Montalto dette il suo voto al Cardinal Farnese. Viene portata la sedia Pontificale e posta al centro della Cappella Paolina davanti il tavolo dello scrutini, ricevendo il neo- pontefice il bacio da tutti i Cardinali, indi, tolto il suddetto tavolo, vestito (dal Maestro di Cerimonie, Paolo Alaleone, e dal sagrista) con gli abiti pontificali ed assistito da due Cardinali diaconi raggiunge l'altare dove dai vari cardinali in cappe violacee riceve il bacio del piede, della mano e della bocca.
Nel mentre il Medici mostra la Croce al popolo dallo sportello della porta del conclave, pronunciando: Vi annunzio un gaudio grande. Abbiamo Papa l'Illustrissimo, e Reverendissimo Signor Cardinal di Montalto, che si chiama Sisto V (2- pag.92).
Assume il nome di Sisto V in omaggio al francescano Sisto IV, pontefice dal 1471 al 1484. Altri pensano che la scelta era ricaduta su tale nome per onorare il Card. San Sisto, ma probabilmente la scelta sarebbe ricaduta su Nicolò, sarebbe stato il IV, anche lui dell'ordine francescano.
Il von Pastor invece scrive che il Montalto aveva pensato anche al nome di Eugenio V (13- pag. 20).
I Cardinali con le loro cappe violacee, precedendo la Croce e quindi il Papa raggiungono per la via ordinaria la chiesa di San Pietro.
Pierluigi da Palestrina fa intonare l’Ecce sacerdos magnus seguito da un coro a cinque voci: Tu es pastor ovium e da una messa cantata sempre a cinque voci composta in fretta e della quale lo stesso papa ebbe a ridire ricordando quella composta in onore del pontefice Marcello II.
Sisto V, dopo aver pregato davanti il Santissimo Sacramento, si reca all'altare maggiore mentre i cantori intonano il Te Deum. Dopo un ulteriore bacio da parte dei Cardinali sul piede, sulla mano e sulla bocca, il Cardinal Farnese canta l'orazione alla fine della quale, il pontefice davanti l'altare, deposta la mitra, da' la benedizione cantando Sit nomen Domini benedictum. (2- pag. 92).
Da San Pietro l'Alessandrino e il Rusticucci l'accompagnano nelle stanze pontificali e al consiglio di riposarsi, espresso dai due cardinali, pare abbia risposto che "il Nostro maggior riposo sarà quello delle fatiche" e alla osservazione dell'Alessandrino che notava il diverso tono e la diversa energia rispetto al passato, risponde "Perché ieri, ed avant' ieri non eravamo papa, come lo siamo oggi".
In serata riceve gli ambasciatori, i Cardinali e altri nobili romani (tra questi è presente anche Paolo Giordano Orsini, che la mattina aveva sposato Vittoria Accoramboni).
L’ambasciatore di Francia con l’aiuto del Cardinale di Sens prova a precedere il collega spagnolo nel complimentarsi con il papa, dopo il pasto viene ammesso al bacio del piede e si sente dire che grazie al Cardinal d’Este era stato eletto pontefice.
Il conte Olivares e il cardinal Madruccio ricevono ringraziamenti formali come quelli dispensati ai vari membri del corpo diplomatico. Il Madruccio dirà a proposito della elezione di Sisto V “che questa è stata delle più concorde et honorate elettioni che aveva avuto luogo da anni” (13-pag.11).
Per la cena invita il cardinal Alessandrino, Medici, Rusticucci, Este (che però non interviene), San Sisto e Altemps palesando loro quali sarebbero state le sue linee di governo, iniziando a conferire incarichi: (vedi 1585, 24 aprile Equipe di governo..).
- 25 aprile. Sisto da udienza a coloro che dovevano baciare il piede.
Paolo Giordano Orsini, insieme a Vittoria Accoramboni rendono omaggio al papa una prima volta, presente anche Camilla, subito dopo la fine del conclave e una seconda volta il Duca di Bracciano viene ricevuto in udienza segreta, grazie all'intermediazione del suo parente Cardinal Ferdinando Medici e del Conte Olivares, e alle profferte di costui il Papa gli risponde così: “Assicuratevi, duca, che niuno più di noi desidera, che la vita di Paol Giordano sia degna per l'avvenire del vostro nobilissimo sangue, e di un vero Signor Christiano. Qual essa sia stata per l'addietro verso la casa , e le persone de' Peretti, non vi é chi possa ridirvelo meglio della vostra coscienza. D' una cosa però siate certo, e è che siccome noi vi perdonammo volentieri quanto faceste contro Francesco Peretti, e contro Felice, Cardinal Montalto, così noi non saremo giammai per perdonarvi quanto potreste operare contro Sisto. Andate subito a licentiar di casa, e da vostri Stati, i banditi, a' quali havete dato finhora ricetto, e protettione, andate, e ubbidite”.
L'Orsini, dopo essersi consultato con il Cardinale Medici decide di sottostare ai “consigli” del Papa licenziando i banditi da lui protetti e insieme alla moglie e a Ludovico Orsini lascia Roma per Bracciano, per poi recarsi nel Veneto, prima a Padova e poi a Salò.
- 26 aprile. Sisto la mattina dà udienze private e più sul tardi le concede a coloro che volevano consegnare memoriali nella Sala degli Scudieri. In questo stesso giorno riceve i Principi provenienti dal Giappone concedendo loro attenzioni speciali.
- 30 aprile. Nonostante la richiesta di grazia da parte di molte personalità vengono impiccati quattro fratelli di Cori sorpresi fuori Porta San Giovanni con due archibugi a ruota. Vengono giustiziati due ore dopo il levar del sole e lasciati appesi al ponte di Sant’Angelo affinché il popolo prendesse coscienza che un nuovo tempo era cominciato.
Sisto aveva fatto pubblicare dal Governatore un editto che riprendeva divieti dei suoi predecessori: nel caso specifico si fa riferimento ad un editto di Gregorio XIII che nel 1573 ne aveva vietato l' uso e ordinato la revoca delle licenze di detenzione di codesti archibugi pena la morte. (2-pag. 96).
Detti giovani erano stati autorizzati a portare le armi da Mario Sforza, luogotenente di Giacomo Boncompagni, addetto alla difesa di Roma durante la sede vacante. Pare che fossero già colpevoli di omicidio e che ignorassero le nuove leggi sistine. Il papa rifiuta la grazia e anche i 4000 scudi offerti da alcuni cardinali che, ricordando che mai prima dell’incoronazione si erano eseguite pene capitali, chiedevano la commutazione della pena capitale in quella alla galera a vita. (7- pag. 85).
Il Pellegrini rende nota una dichiarazione di Donna Camilla in merito alla richiesta negata di grazia (Appendice 18, posta dopo la n° 10).
- 1° maggio, mercoledì. A prima mattina nelle stanze pontificie vengono convocati tutti gli ambasciatori, (quello spagnolo non interviene per cedere la precedenza all’omologo francese), i baroni romani, i cardinali in abito rosso con la gran cappa e mozzetta e la mattina stessa arrivano i due ambasciatori inviati per l'occasione da Francesco Medici Granduca di Toscana, Ulisse Bentivogli e Pietro Medici.
Anche gli ambasciatori giapponesi sono presenti e anche a loro viene riservato l'onore concesso ai cardinali di sostenere le aste del Baldacchino, per primi baciano il piede del pontefice e durante la Messa il principe Don Manzio in ginocchio tiene il bacile, mentre il Cardinal Farnese l'asciugamano. Il pontefice, vestito con il solito vestito da camera cioè sottana d' armesino bianco, rocchetto, mantelletta di raso rosso e cappello d' armesino rosso, preceduto dalle guardie pontificie e seguito dai cardinali, raggiunge la cappella pontificia e qui spogliato degli abiti sopra menzionati, viene rivestito dai maestri di cerimonia con gli abiti pontificali e il cardinal de’Medici gli pone sulla testa la tiara.
Alle ore dodici, sedutosi sulla sedia Gestatoria viene portato a spalla da otto palafrenieri, quattro suoi e quattro del cardinal decano, sotto il baldacchino della Chiesa di San Pietro preceduti in processione dal suddiacono apostolico con la croce d'oro, innanzi alla quale vi sono gli scudieri di sua Santità.
Seguivano i camerieri extra muros, vari curiali, avvocati concistoriali, camarati segreti e d'onore, prelati referendari, vescovi, arcivescovi, patriarchi. Dietro questi seguono i sette cappellani del pontefice portando in mano il triregno e la mitra; la Croce subito dietro, indi i cardinali con dinanzi i propri cortigiani, i tre conservatori di Roma, i tre ambasciatori giapponesi, quelli delle varie nazioni, i vari principi romani. Chiudono la processione le guardie svizzere con le spade sguainate e appoggiate sulle spalle.
Una foltissima calca di popolo a stento tenuta dagli alabardieri cerca di seguire il corteo. Sisto vieta l' usanza di gettare monete al popolo in piazza, essendo ciò stata causa in passato di morti e invece farà fare donazioni mirate, e con al stessa filosofia abolisce il lauto banchetto usuale per festeggiare l' Incoronazione anche in considerazione del periodo di penuria di viveri nella città di Roma.
Sotto il portico della chiesa il papa prende posto su un soglio di velluto rosso, con l'arma sulla spalliera, posto sotto un baldacchino ricamato, il tutto sopra tre scalini. Il cardinale arciprete con tutto il capitolo e il clero di San Pietro escono dalla basilica e baciano il piede al papa. Svolta questa funzione, sempre seduto sulla sedia gestatoria e sotto il baldacchino sostenuto da sedici bastoni tre dei quali sono sorretti dai giapponesi, che erano accompagnati da due gesuiti come interpreti, gli altri dagli ambasciatori, dal generale di Santa Chiesa e dai conservatori di Roma, il pontefice entra nella basilica e all'altare il primo cardinal prete gli porge l'ostia consacrata, Sisto, sceso dalla sedia, si inginocchia pregando a capo scoperto.
Terminata quest'altra funzione, dal cardinal primo diacono gli viene rimessa la mitra in capo. Solennementesi passa nella Cappella di San Gregorio Magno, detta Clementina, dove si siede su una sedia posta sopra tre scalini e sotto un baldacchino circondato sempre dagli ambasciatori, dai principi del soglio e dai conservatori della città ottenendone l'adorazione.I cardinali gli baciano la mano, gli arcivescovi e i vescovi il ginocchio, gli altri il piede. Terminato ciò, avendo dinanzi a sé la croce, dà la benedizione al popolo stando in piedi con la formula: Benedictio dei Patris discendat super vos, et maneat semper.
Il papa, dopo aver letto alcune orazioni, lava le mani agli ambasciatori giapponesi e viene vestito dai maestri di cerimonia con gli abiti pontificali, con la mitra in capo e pastorale in mano dirigendosi verso l'altare per celebrare la sua prima messe solenne.
La Cappella Clementina dista circa 150 passi dall'altare e durante questo tragitto per tre volte viene eseguita la cerimonia della stoppa: sulla cima di un' asta di circa cinque piedi, viene fatta bruciare della stoppa dinanzi al papa e il maestro di cerimonia pronuncia queste parole: Sic transit gloriam Mundi Pater Sancte; questo per tre volte, e ogni volta alzando il tono della voce. Tutte queste funzioni vengono svolte dal pontefice con energia che si esprime anche con il timbro della voce allorché intona il Dominus vobiscum, Gloria in excelsis Deo, Credo unum Deum, lasciando sbigottiti coloro che lo avevano conosciuto come afflitto da molti malanni. Il primo diacono gli pone il pallio pronunciando queste parole: Accipe Pallium Sanctam plenitudinem Pontificalis officii ad honorem omni potentis Dei, et gloriosissimae virginis mariae ejus Matris, et Beatorum Apostolorum Petri, et Paulis, et Sancte Romanae Ecclesiae. Seguono altre cerimonie con il canto della litania, altri inni e versetti indirizzati alla persona del papa che viene, per la terza volta, incensato dal cardinal Diacono. Terminata la messa il cardinal Farnese, in qualità di Decano, con la cappa sacedotale, canta la seguente orazione: Omnipotens sempiterne Deus, dignitas Sacerdotii, et Auctor Regni, da gratiam Famulo tuo Sixto Pontefice nostro. Ecclesiam tuam fructuose reggendi: Ut qui tua clementia Pater Regnum, et Rector omnium fidelium constituitur, et coronatur: sulibri tua dispositione cuncta bene gubernare. Per Christum Dominum Nostrum. Amen.
Terminata la messa con tutte le orazioni dal cardinal Medici, in qualità di primo Diacono, gli viene posta sul capo la tiara o triregno, con le tre superbe corone l'una sopra l'altra, pronunciando queste parole: Accipe Tiaram tribas coronis ornatum, et scias te esse Patrem Principum et Regnum, Rectorem orbis; in Terra vicarium Salvatoris nostri Jesu Christi: Cui est honor, et gloria in saecula Seculorum. Amen.
Il papa dà , al popolo con la corona in testa e bacolo pastorale in mano, la benedizione: Benedictio Dei Patris, descendat super vos et maneat semper, indi, tolti gli abiti sacerdotali, se ne ritorna in sedia chiusa in vaticano, dove i cardinali gli augurano i Multos annos. La sera, come da consuetudine, fuochi artificiali (1-pag.330-342) 3 mag. Sisto licenzia le milizie giunte a Roma per difendere la città durante la Sede Vacante lasciando solo 300 guardie svizzere come scorta d'onore della sua persona. Questo gesto che denotava calma e sicurezza valse al nuovo sovrano più che il reclutamento di un esercito (7-pag.85)
- 5 maggio. Domenica. Dopo aver trascorso la notte nel palazzo di San Marco, si reca presso il convento di Ara-coeli; da qui inizia la processione a cavallo, accompagnato da trentatré Cardinali, Principi, Ambasciatori, eccetto lo spagnolo, Prelati e nobili, prende possesso di San Giovanni in Laterano, vieta il gettare monete ai poveri, l’erezione degli archi di trionfo, annulla il rituale pranzo e dopo aver impartito la benedizione alla folla, si ritira nella sua villa presso Santa Maria Maggiore, in compagnia dei cardinali Alessandrino e Rusticucci. Dopo cena ritorna a San Pietro.(2- pag. 98) 5 mag. Sisto V dona alla chiesa di San Girolamo degli Illirici 50 scudi in oro che verranno usati per acquistar due candelieri in argento con l’arme del Papa.
- 10 maggio. Tiene il Concistoro intervenendo con cappa e mitra secondo il costume dei primi concistori. In questa occasione volle che i cardinali fossero messi al corrente di ciò ch' egli intendeva fare nei prossimi mesi, e gli dessero il loro pieno assenso. Tra le misure più urgenti espose un piano organico di lotta al banditismo coinvolgente anche gli altri stati italiani e l’approviggionamento di viveri per i suoi sudditi. Ricorda ai cardinali di non abusare del loro diritto di asilo a difesa di delinquenti (13-pag.59)
- 11 maggio. Ulteriore Concistoro per accogliere il cardinal Terranova, figlio del governatore di Milano, giunto a Roma il 3 maggio, il cardinal Giojofa, arrivato il giorno undici, e Mondovì, per dar loro il cappello cardinalizio.
- 13 maggio. Concistoro segreto, durante il quale vengono nominati cinque Legati: il Cardinal Gesualdo della Marca, il cardinal Salviati di Bologna, il cardinal Canano di Romagna, il Cardinal Spinola di Perugia ed il Cardinal Colonna di Campagna di Roma .
[Il de Hübner invece: Il Castagna ha quello di Bologna, il Colonna la Romagna, il Cesi le Marche, lo Spinola Perugia e il Lancellotto la Campagna (9-pag. 208); dal rapporto del Babbi al granduca di Toscana].
Siccome il 1° maggio era morto il Cardinal Sermoneta (Niccolò Gaetani), in questa occasione crea Cardinale il nipote quattordicenne Alessandro Damasceno Peretti. Questo ultimo provvedimento, non nuovo, avendo Paolo III fatto lo stesso creando il nipote Alessandro Farnese di quattordici anni e un suo parente Niccolò Gaetani di sedici anni, viene contestato dal Cardinale di Santa Severina che così scrive: “ Essendosi fatto Concistoro alli tredici di lunedì, dopo la creazione di cinque Cardinali Legati fu assunto al Cardinalato il Signore Alessandro Damasceno, pronipote di sua beatitudine; a cui diede l'Arme e cognome. Et sebbene era stato uso, e mala consuetudine de' Papi d'assumere al Cardinalato i Nipoti, ancorché giovinetti; tutta via nel Papa, che era vissuto religioso francescano, e con l'abito di San Francesco parve di maggiore deformità, e maraviglia. Et a questo effetto il Cardinal Caraffa non volse intervenire nel Concistoro, benché io col Signor Cardinal di Sans feci il debito che conveniva, e senza rispetto d'interesse humano, senz' essere stato ascoltato con effetti, ma ringratiato con parole.
Monsignor Alaleone scrive che molti Cardinali chiesero a Sisto di dare la porpora al nipote.