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Doc. n. 26 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, il 17 settembre 1588 al Vescovo di Montalto. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, ff. 28v, 29r-v, 30r

Hebbi il memoriale che Vostra Signoria Reverendissima mi mandò per l'exequatur Regio per pigliare il possesso de benefici) dependenti dall'Abbadia di Monte Santo, ville et luoghi della diocesi Ascolana, et Aprutina uniti al suo Vescovato, et havendone io parlato con persone pratiche di queste materie, et a quali sono passate per le mani nel Regno, mi dicono, che non è necessario l'exequatur, bastando che Vostra Signoria Reverendissima lo pigliasse per il possesso dell'Abbadia dalla quale dependono detti membri, et che senz'altro ne può pigliare il possesso a suo piacere, et dando l'essempio ne Vescovadi, che sono nello Stato della Chiesa, et che hanno diocesi che per quel che sta nel Regno non se ne piglia l'exequatur, bastando ch'habbi preso il possesso del Vescovato. Però veda Vostra Signoria Reverendissima quel che le pare, che si facci, che io non mancherò di servirla.

Diedi a Nostro Signore io stesso il memoriale, che mi mandò, nel qual ricorda l'augmento del numero de capellani, o di mansionarij per alleggerir le fatiche de Canonici et per maggior dignità di quella sua Chiesa, raccomanda la porvertà de Canonici, domanda qualche pensione per li quattro chierici che servono alla Chiesa, et che li scholari destinati al Collegio siano stati alla schola in Montalto, nella quale s'aggiungano lettere di retorica, logica, instituta, et sacra scrittura, et mette in consideratione, che si faccino due nave alla Chiesa hora catedrale potendosi con poca spesa. Io lasciai detto memoriale a Sua Santità il qual fusse visto diligentemente et havendomi fatto dire, che le ne parlassi, tornai. Et quanto alli Mansionarij, et capellani, rispose che questo era buon ricordo, ma che non bastava di ricordare al Principe, che bisogna farlo con occasione et proporre il modo, come si possa effettuare. De Canonici che se sanno governare le cose loro, hanno il modo a bastanza, dicendo che l'Abbadia di Sarnano vale seicento scudi, et che le se possono anco unir di quei beneficij della Città, et replicando io, che nell'Abbadia c'erano delle gravezze di cura d'anime, et d'altre mi disse, che ci sono perché li Canonici le vogliono. Della pensione per li chierici, rispose, che non è bene d'assignarle alle persone, perché come sono morte mancano, ma che bisognava darle al Seminario. Dell'augmento delle letture non disse altro. Dell'ampliar la Chiesa, in questo si stese a di lungo mostrando d'essere restato con disgusto di Vostra Signoria Reverendissima poiché quando partì di Roma le ordinò, che vedesse dove russe luogo più commodo nella Città per edificar la Chiesa, et il palazzo episcopale, proponendo il sito della casa dei Rosati per il palazzo et le case vicine et contigue, dove già si teneva la schola a tempo suo per fabricar la chiesa, facendo la porta dove è quella della schola, et la tribuna fuori della Terra verso Santo Agostino che in occasione che inimici si fossero accampati in Santo Agostino havria servito per opporsi designando anco che si fusse abassato il terreno fino al piano della casa di quei di Tonica, et aggiungendo molt'altre commodità di sepolture che s'havriano potuto far sotto il piano della tribuna, et così anco, che il Palazzo s'havria potuto fare nelle case de Rosati, ampliandolo sino alle case de Frati di Santo Francesco, et oltre di questo ricordò anco il sito delle case di Don Alfonso o quelle del Prior di San Georgio, nelle quali ce saria anco stato campo fuori delle mura da potersi slargare. Et sopra di questo discorse molto dolendosi della negligenza di Vostra Signoria Reverendissima che doppo che è partita, non n'habbi mai dato, soggiungendo alcune cose simili. Io replicai quel che mi sovenne in scarico di lei, però come si può considerare, si perde l'ardire alla presenza d'un tanto Papa, et a me occorre particolarmente che bene spesso perdo le parole, et l'animo, et non ardisco d'aprir la bocca, et commandò poi che io scrivessi al Capitano Pompeo che vedesse se il sito, dove è San Georgio fusse a proposito, facendo la Signora dall'altra parte il suo palazzo, et così scrivo. Ho giudicato esser bene che Vostra Signoria Reverendissima sappi quanto è passato, non perché se n'attristi, poiché la natura di Nostro Signore sicome è sensitiva, così è piena di cordiale amore con i suoi, ma acciò sappi come habbi da dargli all'incontro di quelle sodisfattioni che Sua Santità desidera.

Io credo d'haverle scritto, che le tornai a parlare per conto della giurisdittione di Rovetino, accennandole che Vostra Signoria Reverendissima havria obedito a quanto Sua Santità habbia risoluto, ma che desiderava tuttavia di esponere in voce le ragioni, et le pretendenze della sua Chiesa la quale si trova in pacifico possesso di far bandi, esigere pene de danni dati, et fare altri simili. Non mostrò Sua Santità inclinatione che venisse per questo, dicendo che poteva supplire con scrittura, et in ogni modo non mi parve, che mostrasse d'haver altra opinione di quella, che già si scrisse, dicendo che il vescovo non ha famiglia di corte, di poter essercitare giurisditione de casi gravi etc. et in questo Vostra Signoria Reverendissima si governarà secondo che le dettarà la molta sua prudenza, et a me commandarà con ogni autorità, che sarà sempre servita come sono obligato, et in tanto le bacio le mani.

Fabio Biondi Patriarca di Gerusalemme

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