Doc. n. 32 - Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, 1'8 ottobre 1588 a Mons. Arrigoni. ASV, fondo Gonfalonieri, 60, f. 33r-v
Con la lettera di Vostra Signoria del primo ho inteso l'animo del Capitan Pompeo, et l'ho detto a Nostro Signore con fargli anco sapere delle rote che si sono mandate a pigliare, et dell'ordine che Vostra Signoria Reverendissima tiene per fare il bastione, spianar la piazza et tagliare il monte verso la Città, che questo veramente mi pare il vero modo, et Sua Santità ne resta sodisfatta perché a questo modo si potrà anco dar principio alle fabriche delle case, et io in tutti i modi disegno che il Senatore sia de primi dopo la signora Eccellentissima a dare principio. Et Vostra Signoria Reverendissima mi farà molta gratia col signor Capitan Pompeo a scegliermi un sito in quella piazza dove giudicaranno esser meglio per fare un poco di tugurio se non potrà far palazzi. Apetto il disegno della catedrale et Vescovato, del Palazzo della signora, et del Monastero di Monache nella casa de Rosati, acciò io possa sollecitare il denaro.
Alla Santità di Nostro Signore bastarà che Vostra Signoria Reverendissima le scriva le cose, che giudicarà che importano, et l'ordinarie, cioè del progresso, che si fa di mano in mano potrà scriverle o al Cardinale o a me.
Del grano per il Presidato, Nostro Signore n'ha rimessa la cura al Cardinal Camerlengo.
Della licenza dell'armi per il signor suo nipote, Vostra Signoria ne mandi la patente fatta al Cardinale con una sua lettera, che la sottoscriverà senz'altro. Et con questo le bacio le mani. Intendo che l'entrate di codesta nostra Communità sia molto mal governate, et specialmente le cose dell'Abondanza, per la quale Nostro Signore donò mille scudi con ordine, che non si debbano ne possano convenirsi in altro uso, et dove dovriano augmentare, mi si dice che diminuiscano. Non sarà se non bene, che Vostra Signoria veda d'intenderla, et rimediarci, acciò non ne venga qualche querela a Sua Santità che saria la ruina di quelli, che ne fossero causa, et poco servitio di quel publico. Et Idio le doni ogni felicità.