Sixtvs Qvintvs - Album - di Francesco Pistolesi - Sisto V e l'Italia
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SISTO V E L'ITALIA.
La sola nazione immune da tanto incendio di guerra era l'Italia, la sede del Papato: giacché il genio possente di Sisto V sapeva ben tenerne lontano qualsiasi pericolo. Egli era contrario alle leghe formali che tante sciagure avevano attirato sulle belle contrade. « Le leghe ci dispiacciono, diceva il Pontefice: le sole leghe che vogliamo concludere sono queste: se un principe vuol far guerra ai Turchi, noi l'aiuteremo: se vuol far guerra agli eretici, l'aiuteremo egualmente, ma le leghe tra più principi non le abbiamo mai approvate ». E nondimeno non cessava dall' inculcare l'unione fra i diversi stati italiani, dal fomentarne i buoni rapporti e stringerli tutti — Torino, Firenze, Venezia, Ferrara, Mantova, l'Ordine di Malta — in unione cordiale attorno a Roma in difesa dell'indipendenza d'Italia e della Santa Sede. « Se noi viviamo in buona amicizia, ripeteva Sisto V, nessuno ardirà di molestarci, tutti avranno in gran rispetto l'Italia, e noi godremo di tranquillità perfetta ».
Anche la politica estera, non occorre dirlo, era diretta da lui personalmente. Egli era presente a tutto, prevedeva tutto e reggeva lo stato coadiuvato dal giovane Segretario di Stato, il Cardinale Montalto (II) che egli, seguendo l'usanza dei tempi, aveva innalzato alla porpora nell'età di quindici anni.
« Spettacolo meraviglioso e forse inaudito — esclama il De Hübner — quello di vedere un vegliardo pressoché settuagenario, ed un giovanetto di appena sedici anni al timone di uno stato, provvedere alla necessità della situazione, accudire ai più grandi e ai più piccoli affari ; bastare a quest'ardua impresa l'uno con la chiarezza di mente, la gagliardia di volere e la intrepidezza che gli costituivano il fondo dell'animo; l'altro con una devozione corrispondente alla tenerezza di cui era l'oggetto, con un riserbo e una discrezione a tutta prova, con un'assiduita agli affari mirabile in un garzone! ».