DESCRITTIONE DELL'ACQVA FELICE CONDOTTA A MONTE CAVALLO*
La Città di Roma ( come ogn’uno sa ) e piena di molti colli, fra quali sette sono li principali: sopra uno di questi nominato anticamente il Monte Quirinale da moderni Monte Cavallo, i Pontefici sogliono ridursi l’estate ad habitare per la salubrità dell’ aere, e per il fresco, sendo luogo molto sottoposto a venti per essere il più alto monte di Roma; ma per mancamento d’acqua ivi si pativa molto, si la corte; e i Monasteri di frati, e Monache, che sopra esso habitavano, come anco le vigne, e i giardini, che non havevano altro refrigerio, che la rugiada, e le pioggie, ne vi si potevano condurre l’acque degli altri fonti di Roma sendo essi nella parte più bassa, e quella scommodita faceva, che sopra i detti monti e nelle valli loro circonvicine Roma stava dishabitata: la qual cosa mosse l’ animo di Nostro Signore di far venire ivi l’acqua a publica commodità e della Città, e degli habitanti, come ancora haveva mosso la Santa memoria di Gregorio Terziodecimo se ben per varij impedimenti, e difficultà, il negozio non s’era mai risoluto; Ma Nostro Signore Sisto Quinto superando il tutto, e levando ogni impedimento, diede ordine il primo giorno, ch’andò a pigliare il possesso a San Giovanni Laterano, che si desse principio a questa impresa: impresa certamente, che non cede a quelle degli antichi: perche fu necessario per condur l’ acqua in quegli altissimi monti a cavare il suo capo da un monte, il quale ha solamente palmi quaranta di pendenzia nel luogo, dov’é stata condotta a tale, c'ha bisognato usarvi una diligenzia quasi maravigliosa: anzi la maggior parte de gli huomini giudicava, che non potesse haver effetto, & questo monte é sotto la Colonna terra del Signor Marzio Colonna Duca di Zagarola, lontana da Roma miglia sedici, il capo dell’acqua sorgeva da una fonte d’un sasso vivo, dentro al quale s’è cavato inanzi più di due miglia sotto il prenominato monte per trovarne maggior copia pur vicino a detta terra,& il condotto, che s’è fatto per far venir quest’acqua a Roma, fa vinti due miglia di viaggio; perche non va per linea retta atteso, che s’è andato circondando per trovare il sito più a proposito fuggendo i monti, e le valli,che recavano impedimenti: Esso condotto camina sopra archi altissimi in alcuni luoghi arrivano a palmi settanta d’altezza, e larghi palmi dodici, e caminano sopra terra sette miglia, e quindici sotto terra, il sotterraneo in alcuni luoghi va sotto tal volta palmi settanta, e molte volte fu bisogno tagliar monti pieni di pietre, e di selci: a questa impresa lavoravano continuamente due mila huomini, e tal volta tre, e quattro mila, secondo il tempo più commodo a fabricare, e secondo i bisogni, e fu finita con grandissima prestezza, perche non vi si consumorno più, che diciotto mesi di tempo, e il lavoro fu fatto con grandissima diligenza, nel quale s’è speso incirca scudi dugento settanta mila computatovi scudi vinticinque mila pagati a detto Signor Marzio per poterne cavare il detto capo d’acqua, la quale si manda in tutti i luoghi di Roma, dove se ne pativa per l’ altezza; cioè sul monte Campidoglio, sul Palatino, sopra il Celio, e sopra il Viminale, à tal, che quei monti al presente sono, e saranno così commodi d'qcqua, come le parti più basse di Roma. Nostro Signore poi con grandissima liberalità, e magnificenza l'ha donata a tutti i luoghi pij, Monasterij, a Cardinali, & ad altri Gentiluomini, c’hanno vigne, e giardini in detti luoghi, quali ne pativano assai, e questo é stato cagione, ch’al presente in quei siti, ch’erano già abbandonati per la siccità loro, hora adorni dalla ricchezza di varij rivi, e dilettevoli ruscelli di quest’acqua concessa loro da Nostro Signore, e dalla salubrità dell’aria, si ricominciano ad habitare, & a fabricarvisi case, e Palazzi in gran copia, quasi una nuova Roma, & i giardini ricevendo, e bevendo il già tanto tempo desiderato humore, hora crescono freschi, e verdeggianti nutrendo quasi perpetua primavera l’erbe, e i fiori, e le piante al sonno, a gli odori, e all'ombra, la onde tutta la Corte, Cardinali, gentilhuomini, e il popolo tirati da così piacevoli lusinghe corrono a gara ad habitar quei colli hora così giocondi, e freschi massimamente l’estate.
Nel Condotto di quest’acqua fuori dalla Città di Roma in quel luogo, ch’è nominato il monte del grano per andare a Frascati in un’arco, che volta sopra la strada, dalla parte,che guarda verso questa terra si legge la seguente inscrittione.
SIXTVS. V. PONT. MAX.
QVO’ FONTIBVS RESTITVTIS
DESERTI VRBIS ITERVM HABITARENTVR COLLES
AQVAS VNDIQVE E INVFNIENDAS MANDAVIT
A N. M.D.LXXXV.PONTIFIC. I.
Nel medesimo arco verso la Città di Roma si veggono le seguenti parole.
SIXTVS. V. PONT. MAX.
PLVRES TANDEM ACQVARVM SCATVRIGINES INVENTAS
IN VNVM COLLECTAS LOCVM SVBTERRANEO DVCTV PER
HVNC TRANSIRE ARCVM A SE FVNDATVM CVRAVIT
AN. M. D. LXXXV. PONTIFIC. I.
Nella Città di Roma dentro la Porta di San Lorenzo in un’altro arco del sopranominato acquedotto posto dalla parte destra di chi entra nella Città si vede quest’altra inscrittione.
SIXTVS V. PONT. MAX.
DVCTVM AQVAE FELICIS
RIVO SVBTERRANEO
MILL. PASS. XIIl.
SVBSTRVCTIONE ARCVATA VIII.
SVO SVMPTV EXTRVXIT.
AN. M.D.LXXXV. PONTIFIC. I.
E Passando sotto l’arco dall'altra banda si legge.
SIXTVS V. PONT. MAX.
VIAS VTRASQVE ET AD S. MARIAM
MAIOREM ET AD S. MARIAM
ANGELORVM AD POPVLI
SVA IMPENSA STRAVIT
AN. M.D.LXXXV. PONT. I.
Il fonte di Roma, dove perviene il capo di quest’acqua nominata da Nostro Signore acqua Felice è dimostrata dal presente disegno nel medesimo modo, ch’ è fabricata su la Piazza di Santa Susanna a canto le Terme di Diocleziano, la qual fabrica è tutta di trevertino con quattro colonne di marmo, al piede delle quali sono messi quattro leoni antichi, che gettano acqua per bocca, due di loro sono di Porfido bigio pietra durissima,che somiglia il granito orientale, ma è molto più dura, e si fono levati dinanzi il Pantheon volgarmente chiamato la Rotonda, e per quanto si dice, stavano alla sepoltura di Marco Agrippa, che fabricò il portico avanti detto Pantheon: gli altri due sono di marmo statuario,e stavano di qua, e di la dalla porta di San Giovanni Laterano, spoglie di fabriche antiche poste quivi a caso: Dentro il nicchio di mezo è la statua di Moisè di marmo alta palmi dicianove, la qual mostra l’istoria, quando percosse la pietra con la verga nel deserto,e ne fece scaturir l’acqua, e negli altri due nicchi si mostra l’istoria d’Aron, e di Giosuè pur di marmo nel modo, che rappresenta il presente disegno con la sua pianta.
* Nella trascrizione del documento originale sono state sostituite: le lettere “v” con la “u”, la “f” con la “s”, la “t” con la “z”