Quaranta sentenze di Sisto V *
Indice articoli
2. Il Mondo
si regolarebbe da se stesso
se gli Uomini
fossero capaci di regolare
se medesimi.
3. Non bisogna disgustare mai quello
che ti può far male,
né incensar troppo quello
che può farti bene.
4. Un Uomo non può dirsi felice,
se non allorché si contenta
del proprio stato,
il che accade di rado.
5. Chi aspira ad esser maggior
di quel che è
è un voler pretendere quello
che non gli si conviene.
6. Colui che muore senza aver provato
calamità si può dire
che muore come Animale
che come Uomo.
7. Non bisogna credere
ai lamenti di colui
che si trova nelle calamità,
perché queste
tolgono
la maggior parte
del cervello.
8. Per fare una buona amicizia
fa di mestiere
per lungo tempo
conoscere l'umore di quello
che si vuole Amico.
9. Le prosperità
avvivano gli Uomini
che si servono
della fortuna
per loro interesse,
non per ben publico.
10. Il far tutto male
che si può
è un offitio
di Demonio.
Il non far tutto il bene
che si deve
è un offitio
di Bestia.
11. Per assicurare
Il presente conviene
aver spesso
la memoria
alle disgrazie
future.
12. Per disprezzare le ricchezze
o bisogna esser
Animale
che non le conosce,
o Angelo
che non ha bisogno.
13. Il Principe
che non sa castigare il Popolo
non può aspettare altro
che vedersi dall'istesso Popolo
castigato.
14. Non v'è peste maggiore in uno Stato
della clemenza del Giudice,
perché accresce il male
che dovrebbe distruggere
e distrugge il bene
che dovrebbe accrescere.
15. Chi può far la giustizia
e non la fa,
o che manca di cuore
o di coscienza.
E però è indegno
di portare
il carattere
di Giudice.
16. La fortuna va scapigliata,
e però sembra facile
di fermarla
per le treccie
e si può fare
colla destrezza
e colla prudenza.
17. Il Povero divenuto Ricco
si rende insopportabile
nell'insolenzà,
se non ha virtù
per tenerla a freno.
18. Chi ha modo di poter beneficare
ad altri
non deve trascurare
d'includere tra questi
anche i suoi.
Altrimente, farebbe contro
la legge di Dio
e quella della Natura.
19. Al Popolo
che dal Principe non si ricava sangue
è un dargli manifesta occasione
d'empirsi d'umori maligni.
20. Un'ingiuria fatta al Principe
si sopporta dal Suddito,
benché zelante,
molto più volentieri
di quella che ha fatta a lui.
21. Non deve mai un buon Principe
metter Sovrani
per governare i Popoli,
se non è certo
che questi tali
si sono lasciati prima
signoreggiare da altri.
22. Per poter rimediare
ad un grave inconveniente
di rado si farà
da chi non ha cuore
per arrischiare
di commetterne
un altro.
23. Le ingiurie, che non si possono vendicare,
si devono fingere.
Altrimente
sarebbe un incitare
il Nemico
a farvene delle altre.
24. Non vi è cosa più difficil
e che il sapersi mantenere
nella grazia del Principe
perché se lo servite
siete schiavo,
se non vi rimunera
gli siete nemico.
25. Un Uomo benché savio
non potrà mai conoscere bene
la virtù dell'Amicizia,
se prima non è passato
per le disgrazie nelle quali
potrebbe averne bisogno.
Onde è bene
provedersi d'Amici
di buon'ora
per trovarli ai suoi bisogni.
26. La maggior consolazione dei Meschini
e degli Uomini popolari
è quella d'aver Amici
per confidar l'afflizioni.
27. Con i Frati
è bene d'aver più rispetto da lungi
che domestichezza da vicino.
E di loro servirsi
che nei più gravi bisogni.
28. Il fidarsi alla parola del Principe
è pericoloso,
e del Giudice
è grave imprudenza.
Perché il Principe può mutarla
quando vuole,
e il Giudice
che a data la fede
alla giustizia
non può obligar la sua parola
in cose pregiudiziali alle leggi.
29. Chi sostiene l'ingiurie senza risentimento
non è Uomo, ma Angelo.
E chi potendo vendicarsi
si vendica
non è Uomo, ma Bestia,
È meglio però esser Angelo
che Uomo.
30. Non bisogna che colui che offende
si scordi dell'ingiurie fatte ad altri,
perché l'offeso finge di scordarsi,
ma non si scorda.
Né trascura l'occasione
di vendicarsi
col nemico.
31. Le lettere e li studii
non guastano mai il cervello
di chi ha sano, ma di chi ha debole
essendo loro natura di purificare
l'altrui ingegni
non di corromperli.
Ancorché molti sono quelli
che colla loro natura depravata
corrompono le Lettere.
32. Dispiace sempre al giudizio
degli Uomini savii
di vedere certi Uomini decrepiti
senza aver fatto nulla di eroico
nella loro vita.
E però li prudenti
devono sempre credere
di morire presto
e così fare presto quello
che si puote.
33. Da chi non si stima l'onore
non si può sperare
mai nulla di buono,
essendo impossibile
che possa operare bene.
34. Non deve mai alcuno lamentarsi d'un altro
per qualunque causa,
se prima non esamina se stesso
perché mai può esser
senza qualche colpa
che meriti il male.
35. Prima di chieder grazia al Principe
o al Padrone,
bisogna obligarli con tali servigii
che ve la concedine con piacere.
36. Per conservare lungo tempo l'Amicitia
bisogna astenersi quanto più è possibile
di rendersi importuno coli'amico
e soprattutto
con domandarli cosa
che può avere della repugnanza a concedersi.
37. Uno scudo in borsa
fa molto più onore di cento
che sono stati spesi inutilmente.
E però l'Uomo savio
deve molto ben considerare
per non pentirsi poi.
38. Non bisogna troppo adulare
alli consigli dei Vecchi
né disprezzare quelli dei Giovani
ma maturare gli uni e gli altri.
Perché li Giovani
possono fare
altrettanto di bene quanto di male i Vecchi.
39. Li Nobili che operano azioni eroiche
non fanno che il loro debito.
Ma il Povero e Plebeo merita maggior lode
quando arriva a fare cose grandi
perché esso sorpassa
alla Natura stessa.
40. Un Uomo savio
non da mai consigli ad un altro
se prima non considera
se egli essendo in quello stato
potesse farlo.
(*) Codice vaticano Latino 9721 conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana; in: Cecilia Sansolini, Il pensiero teologico spitituale di Sisto V, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1989, pp. 30-46. Le voci dell'indice sono state aggiunte dalla Redazione per una più facile consultazione delle Sentenze.