Lunedì, 25 Novembre 2024

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Sisto V e Venezia (resoconto di Filippo Pigafetta)

L'ingresso ufficiale, vista la gran pioggia caduta, avviene solo il giorno mercoledì 9 con grande partecipazione di folla. Il Papa e i maggiori cardinali mandano loro rappresentanti, mentre le famiglie degli Orsini, Colonna, Savelli, Sforza, Vitaleschi, Cesarini inviano loro componenti. Abbiamo anche, riportati dal Pigafetta, la composizione del corteo che dalla vigna di Papa Giulio arriva a palazzo San Marco:

Aprono il corteo la Guardia del Papa a cavallo “co' sajoni di velluto cremisi ricamati d'oro”

Seguono i quattro rappresentanti degli ambasciatori che precedono ognuno dodici muli,

i servitori degli Ambasciatori e dei gentiluomini,

i gentiluomini degli Ambasciatori insieme agli inviati del Papa e della nobiltà romana,

le 25 mule dei Cardinali cavalcate da palafrenieri che portano al collo il cappello rosso dei loro padroni,

gli ufficiali dei Cardinali vestiti di porpora,

i mazzieri del Papa,

i trombettieri e suonatori di tamburo , seguiti dalla Guardia Svizzera del Papa, ed infine i quattro Ambasciatori più il Priuli, a cavallo, con lunghe vesti di damasco nero, con maniche larghe. Ognuno di questi 5 diplomatici viene scortato da due Vescovi.

La sera stessa il Pontefice li manda a chiamare.

Il 10 ottobre gli Ambasciatori, vestiti con un mantello di velluto color porpora con bottoni alla spalla d'oro, come gli ammiragli, con in testa un berretto di velluto nero con l'orlo piegato in su, si recano dal Papa per il rituale bacio del piede.

Accolti da trenta salve di cannone al passaggio sotto Castel Sant'Angelo e da altrettante all'ingresso in San Pietro vengono ricevuti dal pontefice nella sala dei Re che in pubblico concistoro dava udienza; avvenuto il bacio viene concesso l'osculum pacis e poi la benedizione. Dopo la presentazioni delle credenziali viene letta dal Donato una lettera in latino a nome di tutta la delegazione alla quale risponde a nome del Papa il segretario Antonio Boccapalude. Subito dopo è il momento dei vari gentiluomini che si avvicinano al papa per il bacio del piede, fino a che questi si ritira con gli Ambasciatori nelle proprie stanze dando un'attenzione particolare al capo delegazione. La serata si conclude con una cena per 24 persone a palazzo San Marco con i prelati e signori che avevano favorito questo riavvicinamento dello stato veneto con Sisto V. L'ambasciatore spagnolo Olivares e vari altri diplomatici visitano la delegazione veneta.

Il 14 ottobre una nuova visita degli ambasciatori, vestiti di raso cremisi con maniche lunghe, al Papa. In questo frangente vengono nominati Nobili Veneziani dal Senato veneto (il 13 ottobre) i due nipoti del Papa, il cardinale Alessandro e il fratello Michele al che il Papa, per la prima volta, parlando della città di Venezia le da l'appellativo di Serenissima.

Il sabato 19 ottobre il Cardinale Ferdinando de Medici offre nella sua tenuta un banchetto agli Ambasciatori e al cardinale di Verona , facendo venire le ostriche da Ancona e da Pesaro

La domenica 20 ottobre dopo essersi comunicati, visitano le sette chiese pranzando presso San Paolo insieme a seicento persone

Il 21 prendono congedo dal Papa e il 22 gli Ambasciatori ricevono l'onorificenza dello Speron d'oro insieme ad una medaglia con catena d'oro del valore di cento scudi. La medaglia presenta da un lato l'effige del Papa e dall'altra la navicella di San Pietro che tende al porto di Venezia. In oltre viene dato loro un Agnus Dei con reliquie ed indulgenze che possono essere trasmesse ai successori.

Il Papa invia al Segretario del Senato, Giovan Battista Padavino tramite il Cardinale di Verona, Agostino Valier una sua corona con le stesse indulgenze ottenute dagli Ambasciatori con gli Agnus Dei.

Il 24 partono due Ambasciatori e il giorno seguente gli altri due passando per Firenze come richiesto dal Cardinal Medici arrivando a Venezia l'11 novembre 1585

SISTONOSTRO!

Beata terra di Mont'Alto...

Beata Terra di Mont'Alto, c'hai
si felice Peretto, anzi gran pero 
da produr frutti grati a te, e a la Marca.
Beata Terra dico, e più sarai
quando Felice tuo (come, ch'io spero) 
del divo Pietro guiderà la barca.

(Ganimede Panfilo, 1579)

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