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Politica di Sisto V verso la Francia.

Per la situazione politica in questa nazione precedente questo momento storico, consultare il Tempesti (2- pag.103 -112.)

Tre sono i soggetti sullo scacchiere francese: il re Enrico III di Valois, già Re di Polonia,(importante è anche l'influenza della Regina Madre Caterina de' Medici),  la Lega cattolica capeggiata da Enrico di Guisa e Enrico re di Navarra, protestante.

Per la questione dell'equilibrio Sisto non sosteneva l'avvicinamento della Lega a Filippo II, cosa che avrebbe reso il re spagnolo troppo potente. Enrico III non aveva figli e aveva perso nel 1584 il fratello più giovane e l'erede più prossimo al trono era il cugino, per la legge salica, l'ugonotto Enrico di Borbone re di Navarra.
Non si poteva approvare l'alleanza tra Enrico III ed il re di Navarra, si auspicava una conversione di quest'ultimo mentre il re legittimo perdeva popolarità, indeciso di fronte alla scelta dinastica e agli interessi religiosi del Regno.
La lega, animata dalla casa dei Lorena, e sostenuta dal Filippo II, controllava metà del paese e cercava di  ostacolare l'ascesa dinastica ad Enrico di Navarra.

1585 Sisto, dopo aver richiamato dalla nunziatura di Parigi Monsignor Giacomo Ragazzoni, vescovo di Bergamo vi invia come nunzio ordinario Fabio Mirto Frangipani, arcivescovo di Nazaret, esperto di cose francesi essendo stato inviato già altre due volte in questo regno all'epoca di Carlo IX.

A questa decisione si oppone l'ambasciatore francese a Roma, appoggiato dal card. d'Este, in quanto il nunzio designato , nato nel Regno di Napoli, era suddito del re Cattolico. Di conseguenza Enrico III chiede al papa di revocare la nomina del Frangipani bloccandolo a Lione e di far ritornare il vescovo di Bergamo.
Per ritorsione il papa espelle l'ambasciatore di Francia (Jean de Vivonne), (Jaccarino lo chiama Signor di  Sangoard, o di Pisani), comunicando al re di aver avuto dall' ambasciatore rassicurazioni  sul fatto che era stato informato dell'invio del Frangipani, prima che questi partisse, e dal re stesso assenso all'invio.
Enrico III risponde di non aver avuto nessuna informativa dal suo ambasciatore.
Sisto non vuole avere più niente a che fare con questo diplomatico e pone come condizione per un ritorno di un altro ambasciatore che il Frangipane fosse ricevuto dal re.
La corte francese temporeggia anche perché in attesa di un finanziamento da parte del clero cosa  impossibile senza il benestare del papa. Questo finanziamento, pari alle rendite della Chiesa di Francia, serviva per sostenere la guerra contro i protestanti.
Il 7 luglio il re conclude con il Guisa il trattato di Nemours, con il quale accoglieva tutte le richieste della Lega, promettendo di revocare gli editti di pacificazione accordati ai protestanti, di bandire gli ugonotti dal Regno e  addirittura condannare alla pena di morte chi professasse il culto protestante.

Il 27 giu. Durante una solenne seduta dell'Inquisizione, il papa dichiara eretico Enrico di Navarra decaduto dalla sovranità di Navarra e del Béan e inabile a succedere ad ogni genere di principato, in particolare al Regno di Francia e  ai domini annessi.

La sentenza viene resa pubblica il 9 settembre e la relativa bolla viene pubblicata il giorno seguente, firmata da venticinque cardinali (Altrove ho trovato il
21 settembre). Il Cardinal Este e Santori cercarono fino all'ultimo di far recedere il papa.
La corte di Francia non espresse proteste ufficiali, pur non gradendo la decisione pontificia, e Sisto, come gesto di buona volontà, viene incontro alle necessità finanziarie causate dalla guerra contro gli ugonotti riaccesasi in seguito al trattato di Nemours. Sempre nel mese di settembre vengono concessi circa 1200.000 scudi dei 2400.000 richiesti dal re dal clero riunito in assemblea.
Per regolare il contenzioso con Roma, che includeva la questione dell'ambasciatore, il problema di Enrico di  Navarra e l'approvazione pontificia del contributo del clero il re invia come ambasciatore Pierre de Gondi, vescovo di Parigi che arriva a Roma il 13 dicembre. Sisto riafferma il rifiuto di riammettere l'ambasciatore  francese se non dopo che il Frangipani fosse ricevuto a Parigi, non entra in merito al provvedimento contro Enrico di Navarra e da il suo benestare affinché il clero concedesse al re l'intera somma da lui richiesta.

1586 primi mesi. Sisto, in concomitanza con l'assemblea del clero, sollecita il re affinché siano pubblicate le norme stabilite dal Concilio di Trento, ma ottenne ben poco: una dichiarazione secondo la quale i cattolici francesi avevano già recepito le direttive, ogni vescovo poteva applicare nella sua diocesi i decreti disciplinari e i concili provinciali potevano inserirli nei loro canoni; invece era necessario procedere ad un attento esame circa la loro relazione con i privilegi del Regno ed attendere la fine della guerra.

Queste scaramucce diplomatiche terminano allorché il re si dichiara pronto a ricevere il Frangipani e così l'11 set.1586 dopo che Francesco di Lussemburgo, duca di Piney dichiara l'obbedienza del re al Papa, questi riammette l'ambasciatore Vivonne a Roma.

1588

  • I leghisti occupano Parigi e Enrico III si rifugia al Louvre chiamando per farsi difendere la sua guardia svizzera. Ma nonostante il tentativo di mediazione del nuovo nunzio papale, il veneziano Morosini, vi fu un massacro e il Valois scappa a Chartres.

1588

dopo il mese di Marzo. Sisto invia la spada benedetta al duca di Guisa, capo della lega cattolica, la cerimonia avviene a Parigi con gran sfarzo. Il pontefice gli raccomanda di interessarsi per la liberazione di Massimiliano d'Asburgo, prigioniero del re Sigismodo di Polonia.

1588

19 lug. Il re, con l'editto di Rouen, si impegna a reprimere gli ugonotti, a promulgare i dettami del  Concilio di Trento e a riconoscere che solo un re cattolico poteva sedere sul trono di Francia.

1588

23 dic.,Il re fa uccidere a Blois  Enrico di Guisa e il cardinale Carlo suo fratello e arrestare i capi leghisti

1589

26 feb. Morto il Cardinal D’Este, viene inviato a Roma il vescovo di Le Mans, Claude d’Angennes (il De Feo parla del cardinal Joyeuse) per ottenere l’assoluzione per Enrico III.  Sisto si dichiara disposto a concedere al re l'assoluzione solo se questi lo avesse chiesto non tramite intermediari e avesse  liberato dal carcere il cardinale Carlo di Borbone e l'arcivescovo di Lione Pierre d' Epignac.

Subito dopo, (il De Feo parla del 9 gennaio, impossibile!) convoca un Concistoro dove interviene accusando il re di Francia di aver ucciso un Cardinale, arcivescovo di Reims, a tradimento e senza processo. Frecciate vengono rivolte al cardinale Joyeuse (senza nominarlo esplicitamente) reo di aver cercato di giustificare questo assassinio. Costui cerca per ben due volte di replicare, ma viene zittito. Nel Concistoro seguente, Joyeuse domandò perdono. (7- pag. 126-7)

- L’Olivares, cercando di sfruttare il momento propizio, prova a spingere invano Sisto a sostenere i leghisti. Scriverà così a Filippo II: “ E’ un principio di questa Corte proteggere il re di Francia, per quanta poca fiducia si possa riporre in lui. Qui si teme che, conquistata la Francia, anche l’Italia sarà alla mercé di Vostra Maestà”. Era esattamente quello che temeva il pontefice!

-I leghisti e la città di Parigi s’erano ormai ribellati al re, e la stessa Sorbona dichiarava che Enrico , con i suoi crimini, aveva perduto ogni diritto a restare sul trono di Francia e il parroco di Parigi, Boucher, predicava dal pulpito, secondo le teorie gesuitiche, ch’era lecito sbarazzarsi con l’assassinio di un principe nemico del bene del popolo e della religione.

1589

4 gen. La notizia giunge a Roma, Il Papa protesta per l'uccisione del cardinale con l’ambasciatore Vivonne inviato per giustificare l’operato del re, costui è latore di una proposta : l’assegnazione dei benefici del Cardinale Guisa al nipote del Papa, il cardinal Montalto

1589

30 apr., Enrico III, sentendosi abbandonato da tutti si avvicina al re di Navarra stipulando l'accordo di Plessis-les-Tours che prevede l’ unione delle loro  forze contro i leghisti. Anche in questo frangente Sisto non prende subito decisioni,se da una parte vi era oltre al delitto e alla disobbedienza (il non aver liberato il cardinale di Borbone e l’arcivescovo di Lione),  l’alleanza con il protestante re di Navarra dall’altra vi era sempre il timore di un eventuale strapotere in Europa e in Italia degli spagnoli se avesse appoggiato la Lega.

1589

24 mag.,Sisto, non potendo scontentare del tutto gli spagnoli e i loro alleati leghisti, pubblica un monitorio, un avvertimento solenne, che ingiungeva al re di Francia, sotto pena di scomunica, di liberare entro dieci giorni il cardinale di Borbone e l'arcivescovo di Lione e di comparire a Roma entro sessanta giorni personalmente o per procura, per ricevere l'assoluzione.

1589

  • Enrico III viene assassinato a Parigi dal domenicano Jacques Clément che verrà linciato dalla folla e al suo posto viene proclamato re il cardinale Carlo di Borbone con il nome di Carlo X, pur essendo prigioniero del Navarra.

Nel Concistoro convocato per commentare l’accaduto, Sisto disse che un regicidio, deprecabile di per sé, non poteva essere stato compiuto senza il permesso divino. I leghisti francesi, strumentalizzando la cosa affermarono che il papa aveva detto che l’assassinio era avvenuto con l’aiuto di Dio. (7-pag.128)

A questo punto si hanno due fazioni, una leghista, guidata da Mayenne, che appoggiava Carlo X e un'altra che faceva capo ad Enrico di Navarra, con il suo esercito e con un numero sempre più  crescente di cattolici, fra i quali i cardinali Vendome e Lenoncourt che non  approvano la  politica filospagnola della Lega.

Sisto, impressionato dalle notizie dell’avanzata di Enrico di Navarra verso Parigi e degli eccessi degli ugonotti, aveva convocato il cardinale Gesualdo, che curava in Vaticano gli interessi della Spagna dichiarandosi disposto a concludere un’alleanza con Filippo II; e nel caso di morte del cardinale di Borbone, che la Lega aveva proclamato con il nome di Carlo X,  avrebbe accettato di regolare la successione secondo il desiderio del re di Spagna.  Inoltre si offriva di aiutarlo nella guerra contro il Navarra. Filippo tarda a rispondere, il che permetterà al papa di cambiare  parere.

1589

25 set. Sisto nomina, al posto del nunzio Morosini, come legato il cardinale Enrico Caetani, che parte il 2 ottobre per la Francia con l’incarico di sovvenzionare la causa cattolica  con 100.000 scudi. Ma appena partito il Caetani, giungevano dalla Francia notizie circa una prossima conversione del re di Navarra al cattolicesimo, confortato dal sempre maggior numero di cattolici al suo seguito. Per cui al Caetani vengono mandati contrordini per i quali il legato non avrebbe dovuto compromettersi eccessivamente con i leghisti né compiere atti di aperta ostilità contro  il re di Navarra.

- Il Caetani, non assecondando i contrordini del papa, dà al duca di Mayenne  50.000 scudi, venutolo a sapere Sisto rimprovera aspramente il cardinale per aver disobbedito ai suoi ordini.

- Nel frattempo era giunta la notizia che il senato veneziano aveva riconosciuto Enrico di Navarra re di Francia. In realtà i veneziani si erano limitati a ricevere le credenziali, recanti la firma di Enrico di Navarra, dallo stesso ambasciatore di Enrico III, che, ciò facendo , riteneva di aver adempiuto la volontà del suo defunto sovrano, il quale aveva designato il Navarra. (7-pag. 129). Visto l’imbarazzo della Santa Sede, il senato veneziano invia il senatore Donato che spiega il loro punto di vista:

Il Navarra prima o poi sarebbe diventato re di Francia e non conveniva agli italiani inimicarselo col rischio di finire completamente sotto l’influenza spagnola , tutto ciò anche in previsione di una conversione al cattolicesimo di Enrico. I veneziani temevano anche che gli accordi tra Enrico e il sultano turco potessero avere risvolti negativi per la loro sicurezza.

1590

  • , Il papa riceve il cattolico Francesco duca di Lussemburgo, inviato di Enrico di Navarra, con la richiesta di permettere ai suoi seguaci cattolici di restargli fedele senza incorrere nelle pene ecclesiastiche e prospettando la possibilità di convertirsi al cattolicesimo una volta chiariti alcuni punti della fede. Il Papa designa monsignor Serafino Olivario, uditore di Rota, come istruttore del re, ma fece riserve sulla richiesta di non  censurare i cattolici che seguivano il re.(7-pag.129-130)

L’Olivares, d’accordo con i cardinali Deza, Mendoza e Madruzzo, chiesero al papa di non ricevere più il duca di Lussemburgo, emissario di un eretico. Sisto risponde di non aver bisogno di nessun maestro e di dare fiducia al duca  e anzi  dichiara all’emissario del re di essere disposto a riceverne un messaggio.

 22 feb. Giunge la risposta di Filippo II alla proposta di alleanza del papa, ovviamente positiva. Si offriva un esercito di 50.000 uomini per l’impresa di Francia lasciando al pontefice la scelta del comandante.

28 feb. Il Papa convoca il Gesualdo prendendo tempo , con la scusa di notizie  che il cardinal Caetani doveva inviare circa  un’alleanza di Enrico IV e il duca di Mayenne. Gesualdo, chiede, come gesto di buona volontà , l’allontanamento del duca di Lussemburgo, ma Sisto gli risponde evasivamente.

L’Olivares tenta un gesto “di forza” leggendo al Papa una lettera del suo re nella quale si esigeva che Sisto dichiarasse inabile al trono di Francia il re di Navarra, scomunicasse i due cardinali Vendome e Lenoncourt e tutti i cattolici che lo seguivano. Qualora il papa si rifiutasse di accogliere tali richieste , egli (Filippo) avrebe preso su di sé il compito di provvedere al bene della Chiesa. Sisto, invano, cerca di bloccare la lettura della lettera, dubitando della sua autenticità, tanto il suo contenuto era incredibile. E minacciando la scomunica contro Filippo abbandona la sala delle udienze.

Gli spagnoli fanno arrivare da Napoli il loro maggior esperto in legge un cero dottor Martos per invischiare il papa in una procedura pericolosa.

3 mar. L’Olivares chiede udienza al Papa che gliela concede.Inizia col dire che Filippo II vedeva con sorpresa la scarsa coerenza fra le parole e le azioni del papa. E perciò lui e  Martos avevano avuto l’incarico  d’avanzare una protesta in Concistoro contro il modo di operare di Sua Santità. A queste parole  Sisto minaccia la scomunica al re e la pena di morte al suo ambasciatore che ardiva riferirne le parole. (7- pag. 131)

L’Olivares controribatte  ch’egli era sotto la protezione del suo sovrano e che da questi aveva avuto l’incarico.

- Sisto prende tempo e nomina una congregazione cardinalizia con il compito  di valutare se l’Olivares potesse o non potesse presentare in Concistoro la  protesta spagnola. La risposta dei cardinali fu favorevole al Papa. Anche il Cardinale d’Aragona, suddito  e congiunto di Filippo II  esprime la propria fedeltà al re mettendolo in guardia dal recare offesa al Vicario di Cristo. Solo quattro cardinali furono del parere che le richieste spagnole  fossero accolte, tutti gli altri si schierarono per il Papa, che si rendeva conto dei pericoli che correva sfidando Filippo II. I Cardinali Deza e Mendoza furono incaricati di comunicare all’ambasciatore le decisioni dei loro colleghi. Dopo due ore di colloquio convinsero l’Olivares a intervenire presso il vicerè di Napoli perché le truppe  stanziate presso i confini dello stato pontificio fossero ritirate. Truppe che erano state mobilitate, inutilmente, per influenzare le decisioni dei cardinali

- Per non accentuare la tenzione Sisto decise di non ricevere più il duca di Lussemburgo, i rapporti con il re di Navarra furono mantenuti segretamente tramite l’Olivario, inviato al re per istruirlo su alcuni punti della dottrina cattolica.

- Anche il decano della Sorbona crea problemi alla politica di Sisto, dichiarando, dopo la vittoria a Ivry  che  re di Navarra aveva riportato su Mayanne, che nessun cattolico doveva riconoscere Enrico IV re, anche se questi si fosse convertito al cattolicesimo. Per queste dichiarazioni che potevano spettare solo alla giurisdizione ecclesiastica, il decano fu fatto comparire davanti l’Inquisizione romana.

9 mag. Enrico di Navarra assediava Parigi e nello stesso periodo moriva il cardinale di Borbone.

- Il duca di Sessa, inviato da Filippo II, riesce a concordare con il Papa il testo di un trattato con il quale Sisto si obbligava, assieme al re di Spagna, di combattere l’influenza ugonotta in Francia e a farvi eleggere un re di sicura fede cattolica. L’ intenzione di Sisto, era solo di prendere tempo, infatti allorché due cardinali spagnoli gli presentarono il trattato per la firma, disse che voleva prima acoltare la Congregazione francese.

28 lug. Visti i successi di Enrico IV su tutti fronti e confortato dalle dichiarazioni dell’ambasciatore veneziano Badoer che reputava ormai impossibile rimuoverlo dal trono di Francia, Sisto così si esprime: “Noi vogliamo ristabilire la pace in Francia. Se Enrico si convertisse, non sarebbe nostro compito sbarrargli il ritorno nel grembo della Chiesa. Se egli accetterà la religione cattolica, sarà eletto. Una volta eletto, e fortificato nel possesso, nessuno potrà alcunché contro di lui”.

Il papa nomina al posto di Caetani, due rappresentanti in Francia, il Borghese presso la Lega e Serafino Olivario presso i cattolici fedeli a Enrico.

L’Olivares e il duca di Sessa protestano circa l’invio di un rappresentante pontificio presso un principe eretico, ma Sisto li zittisce con asprezza.

19 ago. Gli spagnoli in un’udienza  annunciarono che se il papa avesse mantenuto i suoi propositi non prendendo in considerazione le loro valutazioni , avrebbero rinunciato ad avere contatti con lui. Sisto di rimando rispose che potevano andarsene anche subito e che avrebbe fatto sapere loro le ulteriori sue decisioni.

Il 26 agosto Sisto V muore.

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