ANDREA BACCI ARCHIATRA DI SISTO V (1524 - 1600)
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Scritto da Settimio Virgili
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La vita
Il nonno, di cui lui portava il nome, era arrivato da Milano nelle Marche al tempo di papa Paolo II, in qualità di esperto architetto, abilitato a presiedere i lavori di costruzione della chiesa di Santa Maria di Loreto1.
A Loreto, insieme al nonno, in quella stessa circostanza, venne anche suo padre Antonio2. Fu in occasione di questa permanenza nella Marca che Antonio Bacci s'innamorò di Belladonna, figlia di Livio Andromaco Paleologo, cittadino di Sant'Elpidio29. Da tale unione, nell'anno 1524, nacque Andrea3. Sua madre era dunque una Paleologo, discendente da quell'illustre famiglia bizantina che governò Costantinopoli dopo l'impero Latino dal 1261 al 14534.
I Paleologo, dopo che Costantinopoli cadde in mano ai Turchi e agli Angioini, si dispersero per l'Europa. Un discendente della famiglia si rifugiò a Genova e da qui, quello che poi diventerà il futuro suocero di Andrea Bacci, raggiunse la ridente città picena di Sant'Elpidio5.
Negli studi giovanili, Andrea, che apparteneva a una famiglia di possidenti, potè avvalersi dell'insegnamento di illustri maestri, tra i quali merita di essere ricordato Gian Paolo Perriberti di Matelica che a quel tempo godeva fama di ottimo insegnante6.
Durante l'adolescenza, il giovane Andrea rimase coinvolto in una terribile avventura di cui egli stesso ci dà notizia nel suo libro De vinorum historia.7 Il ragazzo aveva partecipato ad una funzione religiosa e stava rincasando insieme ai suoi genitori. La primavera quell'anno era stata particolarmente piovosa, la famiglia Bacci per tornare a casa doveva attraversare il fiume Potenza che quel giorno era in piena; non essendoci un ponte, padre, madre e figlio tentarono di guadare il corso d'acqua sul dorso dei cavalli. Ma l'animale del giovane Andrea si imbizzarrì, il suo padrone cadde nel fiume e le acque lo travolsero e trascinarono per lungo tratto. Rimase miracolosamente illeso, cavandosela con un semplice raffreddore, ma si porterà il ricordo di quell'episodio per tutta la vita 8.
Andrea Bacci crebbe robusto e godette di ottima salute fino all'età di settant'anni; l'unica malattia che lo colpì, e di cui egli stesso ci parla nel testo sopra citato fu la malaria, poiché egli riferisce di aver avuto la febbre terzana, che è la sintomatologia tipica della sopraindicata malattia9.
I suoi studi iniziati a Matelica proseguirono a Siena dove frequentò la facoltà di Filosofia10 e Medicina11.
Rimase a Siena certamente fino al 1547, poi, forse per consiglio di Modestino Cassini suo concittadino, si trasferì a Roma, doveil Cassini era professore e medico12. Tra i due insigni elpidiensi si stabilì un rapporto improntato a reciproca stima, e il Bacci ricorderà il suo maestro con le seguenti parole: Egregium artium et medicinae doctor ac in historiarum judicii versatissimus.13
A Roma ebbe come insegnante anche Prospero Mondosio, che nell'opera De Archiatris Pontificiis così descrive Andrea Bacci: Andreas Baccius Italus Elpidianus Romanusque civìs medicus, atque Philosophus celeberrimus, omniscius, politissimus vir.14
II giovane elpidiense studiò molto anche dopo aver conseguito la laurea. Inizialmente, per guadagnarsi da vivere14, un po' a malincuore decise di trasferirsi a Serra San Quirico, dove esercitò la professione dimedico condotto15 . Ma l'ambiente di paese poco si confaceva con le sue aspirazioni, perciò dopo qualche tempo ritornò a Roma e qui fece fortuna.
Colto, raffinato nei modi, dotato di una intelligenza pronta e vivace, egli s'impose fin da subito all'attenzione della aristocrazia della Capitale. Inizialmente fu nominato pubblico lettore di filosofia, poi, nel 1567, fu incaricato per l'insegnamento della botanica nel ginnasio romano16 .
Infine la fama delle qualità del giovane Bacci varcarono la soglia del Vaticano: il cardinale Ascanio Colonna lo chiamò a corte dandogli l'incarico di archiatra17. Nel frattempo egli si era sposato ed aveva avuto due figli: Flaminio ed Ercole18.
Nel 1585 diventava papa, con il nome di Sisto V, il cardinale Felice Peretti. Originario del Piceno, il Papa preferì circondarsi di persone della sua terra. Nominò suo cappellano Don Antonio Migliore di Fermo; suo segretario privato Decio Azzolino pure di Fermo; precettore del nipote Alessandro, Fabio Biondi di Montalto; cameriere segreto Rosato Rosati anch'esso di Montalto; e nel 1587 in sostituzione di Medoro Patriarca di Grottammare nominò archiatra pontificio Andrea Bacci di Sant'Elpidio19.
Il Bacci conservò questo alto incarico fino alla morte di Sisto V avvenuta nel 159020.
Dieci anni più tardi, il 25 ottobre del 1600, all'età di 76 anni, il medico elpidiense, ormai affermato come scienziato e come medico, cessava di vivere nella sua abitazione di via Condotti21. La sera dello stesso giorno la salma fu trasportata all'interno della chiesa di San Lorenzo in Lucina e il giorno seguente fu tumulata all'interno dello stesso luogo di culto. Dei suoi resti mortali però, all'interno della chiesa, non è rimasta traccia, forse perché il luogo sacro fu dato ripetutamente alle fiamme22.
Le opere
La produzione letteraria e scientifica di Andrea Bacci iniziò nel momento in cui ebbe la cattedra all'università La Sapienza e proseguì fino alla fine della sua vita. Dall'esame dei suoi scritti emerge una figura di intellettuale dall'ingegno versatile, interessato allo studio e all'approfondimento di diverse discipline.
Nel 1558 diede alle stampe il Del Tevere 23,un'opera, in tre volumi, dedicata all'Inclito Popolo Romano, in cui l'Autore discute della qualità delle acque del fiume Tevere, del Nilo, del Po, dell'Arno, di altri fiumi della Terra, di fonti famose e in particolare delle sorgenti di Roma antica. Il Del Tevere è anche un manuale idrogeologico in quanto affronta e analizza i problemi relativi alle inondazioni e il modo utilizzato dai contemporanei del Bacci e dagli antichi Romani di far fronte a simili calamità24.
Andrea Bacci visse in un periodo, quello immediatamente successivo al Medioevo, in cui era ancora forte nella mentalità corrente, una visione della vita legata essenzialmente alle credenze e alle superstizioni. Tali sentimenti, di retaggio antico, e ancora oggi così persistenti nella gente del popolo, allora attecchivano nel pensiero e si manifestavano nelle abitudini delle persone più semplici ma si evidenziavano anche nei comportamenti degli uomini più illustri. Infatti, nel volume Dell'Unicorno e le sue virtù, pubblicato a Venezia nel 1566 25, il Bacci racconta che il papa Giulio III, acquistò per la sua farmacia vaticana un corno al prezzo di 12000 scudi e disquisisce sulle proprietà e sulle virtù taumaturgiche di tale oggetto26.
Ma il suo interesse verso la zoologia non si esaurì con il testo sopra citato: nel 1587 diede alle stampe un'opera dal titolo Della gran bestia detta l'Alce dagli antichi e le sue virtù27.
Ad ogni sua produzione scientifica il Bacci diede un taglio conforme alla professione di medico, e ciò risulta evidente anche in suo lavoro di dissertazione enologica.
Anticamente venivano attribuite al vino proprietà terapeutiche. Si racconta a tal proposito che papa Giulio II avesse superato i prodromi di una grave malattia bevendo dosi elevate di vino28.
L'importanza terapeutica del vino è ribadita dal Bacci nel suo De naturali vinorum historia, dato alle stampe nel 1596, dove, oltre a dar prova di essere un competente enologo, non trascura di riferire alcuni consigli utili su come sia conveniente bere vino29. Ma nel testo egli descrive le caratteristiche dei prodotti enologici pugliesi, abruzzesi e di quelli di Amandola, e disquisisce sul modo di berli. L'Autore scrisse questo libro in un periodo in cui abbandonarsi ai fumi dell'alcool poteva risultare una soluzione a molti problemi. L'ultimo decennio del XVI secolo fu caratterizzato, infatti, da un cambiamento climatico delle stagioni, che trascorsero più rigide rispetto alle medie annuali. Tale periodo viene ricordato come piccola Era glaciale30. La situazione climatica inevitabilmente determinò una significativa scarsità di raccolti; la carestia prima, la peste e altre malattie poi, colpirono soprattutto le popolazioni più povere, e il rischio del contagio sconvolse anche i potenti. La paura del diffondersi di gravi malattie costituiva una vera ossessione nel passato, spesso l'unico rimedio per dimenticare e per non pensare a ciò che sarebbe potuto accadere in tempo di peste era proprio l'abbandono all'alcool. Scrive Vito Fumagalli: La paura precedeva e seguiva lo scoppio delle epidemie, nasceva sull'onda del loro diffondersi da un territorio all'altro, generava tensioni, ansie, sospetti, si spiavano sulla terra e nel cielo i segni che potevano annunciare l'arrivo della terribile malattia.30
Ma la pubblicazione più importante e impegnativa del Bacci è certamente il De Thermis lacubus, fluminibus, balneis totus orbis et de methodo medendi per balnea, deque levatione simul atque exercitationum istitutis in admirandis Romanorum thermis. L'opera, suddivisa in sette volumi, fu pubblicata nel 1571 (Venezia)31, ma lo stesso Sisto V nel 1588 (Venezia) volle che venisse ristampata e che all'Autore venisse assegnato un premio di 500 ducati d'oro. Nel Giornale dei Letterati il De Thermis viene così recensito: Non vi è nessuno così profano alla medica e letteraria Repubblica, cui arrivi nuovo il nome di quest'opera e del suo celebratissimo Autore; mentre lo Zappoli che fu medico e direttore del Brefotrofio romano scrive: Non si va errati nel sentenziare che il Bacci, ove altro di sé non avesse lasciato che l'opera "De Thermis", avrebbe guadagnato il diritto alla celebrità: perché codesto suo lavoro preziosissimo svolse con tanta sapienza e con tale corredo di maschia erudizione da non desiderar più: mentre argomento storia e idea tutto annodò agli interessi sociali, ed alla igiene la terapia, rendendola utilissima ad ogni ceto di persone32.
Andrea Bacci scrisse tre opere di medicina. Nel 1577 (Roma) pubblicò Tabula simplicium medicamentorum : un catalogo completo dei più semplici medicamenti allora conosciuti; esso, nelle intenzioni dell'Autore doveva costituire un manuale di consultazione per chi esercitava l'arte medica.
Cinque anni più tardi, nel 1582 raccolse in un volume e le rese pubbliche le lettere indirizzate ai medici Marco Oddi e Antonio Porti con il titolo Tabula de theriaca quae ad instituta veterum Galeni atque Andromachi inventa fuit .
Nel 1586 (Roma) diede alle stampe il De venenis et antitodis. De canis rabiosi morsum, et eius curatione , il contenuto di questo libro è una dotta disquisizione sui veleni più comuni e sui più efficaci rimedi per combatterli, in particolare vengono indicati i metodi per curare la rabbia. Tale ricerca acquista una significativa importanza se si considera che il vaccino antirabbico verrà scoperto solo 250 anni dopo, dallo scienziato francese Luis Pasteur.
L'illustre medico s'interessò anche di storia locale, lasciò un manoscritto che verrà pubblicato nel 1692 (Macerata) insieme al lavoro di Camillo Medaglia e ad altre notizie storiche sulla città di Sant'Elpidio; l'opera fu data alle stampe con il titolo L'origine dell'antica città di Cluana che è oggi la nobil Terra di Sant'Elpidio .
Inoltre il Bacci pubblicò: Delle acque Albule, delle acque acetose presso Roma e delle acque di Anticoli che volle dedicare a Giovanna duchessa di Aragona: lo scritto, non vasto, è tuttavia apprezzabile dal punto di vista scientifico; Delle pietre preziose che risplendono nella veste del sommo sacerdote che costituisce una disquisizione di mineralogia; Tabula in quo ordo universi et humanarum scietiarum prima monumenta continentur che fu stampato una prima volta a Roma nel 1581 e ottenne un lusinghiero successo tanto da essere segnalato dal Ciacone come un'opera completa e molto approfondita.
26 L'archiatra era il medico più importante della corte pontificia. Era questa una tra le più importanti cariche della professione medica. Marcello Malpighi (1627-1694), tra i più geniali anatomisti del suo tempo, rivelatore dell'esistenza dei corpuscoli e dei glomeruli renali, fu archiatra di papa Innocenzo XII dal 1691 al 1694.
MASSI F.P., Una gloria medica marchigiana del '500: Andrea Bacci, in "Rivista Marchigiana Illustrata", anno IV, n° I, pp. 65-69.
PANELLI D'ACQUAVIVA G., Memorie degli uomini illustri e chiari del Piceno, voi. I, Ascoli 1743, pp. 209-217. " Ibidem. ' Ibidem
' ' MASSI F. P., Una gloria medica..., cit. 32 QUAZZA G., Corso di Storia, G.B. Petrini, Torino 1973. " MASSI F.P., Una gloria medica..., cit
4 MUNSTER L., Studi e ricerche sull'opera scientifica di Andrea Bacci da Sant 'Elpidio, in "Atti del III convegno della Marca per la Storia della medicina", Fermo 1959, pp..99-103. 35 Ibidem. Ibidem.
37 MASSI F. P., Una gloria medica..., cit.
38 Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.
Ibidem.
' MUNSTER L., Studi e ricerche sull'opera scientifica di Andrea Bacci, cit.
' Ibidem.
MASSI F.P., Una gloria medica..., cit. 43 Ibidem. ' Ìbidem. GATTI I., Sisto Vpapa piceno, Gianni Maroni editore, Ripatransone 1990, p. 255. Ibidem.
MASSI F.P., Una gloria medica..., cit.
Ibidem.
51 II Del Tevere fu pubblicato nel 1558 a Roma e ristampato nel 1576 a Venezia in due
volumi, successivamente nel 1596 di nuovo a Roma.
52 PANELLI D'ACQUAVIVA G., Memorie degli uomini illustri..., cit.
53 Dell'Unicorno e le sue virtù, pubblicato nel 1566 a Venezia venne ristampato nel
1573 (Firenze), nel 1582 (Firenze), nel 1586 (Venezia), nel 1587 (Roma), nel 1598
(Stuttgart).
3 MASSI F.P., Una gloria medica marchigiana, cit.; MUNSTER L., Studi e Ricerche..., cit. 55 Ibidem.
56 MONTANELLI I., Papa Giulio II, in "I Protagonisti", inserto redazionale de // Giornale, 1993, p.107.
SANTORO M., Alcune considerazioni sull'Historia vinorum di Andrea Bacci, in Scritti Medici (a cura di Gisleno Leopardi), Fast Edit, Acquaviva Picena 1998, pp. 434-440. Del De naturali vinorum historia, vennero prodotte quattro edizioni: la prima nel 1596 (Roma), le altre nel 1597 (Roma), 1598 (Roma) e nel 1607 (Francoforte).
58 TASSOTTI R., Carestia a Montalto da Sisto V al 1600, in "Atti del Convegno di
Studi Montalto e il Piceno in età Sistina", Montalto delle Marche, D'Auria ed., Ascoli
P., 1994, pp. 39-56. Cfr. Le ROY LADURIE E., Histoire du climat depuis l'Art Mil,
Paris 1983, voi. I, cap. IV.
59 FUMAGALLI V., All'alba del Medioevo, Il Mulino, Bologna 1993, p. 21.
MUNSTER L., Studi e ricerche sull'opera scientifica di Andrea Bacci, cit.
61 MASSI F.P., Una gloria medica marchigiana..., cit.
62 Ibidem.
' Ibidem.
64 Ibidem. Ibidem.
66 Ibidem. L'opera fu pubblicata nel 1564 (Roma) e ristampata nel 1567 (Roma).
67 Ibidem.
68 Ibidem.
In: F. Regi e S. Virgili, Personaggi piceni, Studi e Saggi dei Quaderni dell'A.S.A.F. n. 4, Linea Grafica, Centobuchi (AP), 2000, pp. 119-125 (*)