Lorenzo Malagotti
Urbano VIII la di cui cognata era sorella di Lorenzo, lo destinò segretario delle lettere ai principi, e lo ammise all’intimo segreto degli affari più rilevanti e gelosi del pontificato, e quindi ai 7 ottobre 1624 lo creò diacono cardinale di s. Maria in Aquiro, e poi prete del titolo de’ ss. Gio. e Paolo, nella qual dignità ebbe a trattare i principali affari della s. Sede, con soddisfazione universale. Il diarista Gigli registrò che questo cardinale pel primo usò i fiocchi rossi ai cavalli, mentre prima i cardinali li portavano neri. Nel 1628 il medesimo Urbano VIII gli conferì la chiesa di Ferrara, e vi si recò subito per la estrema necessità che la diocesi avea del pastore , attesa l’ assenza de’ vescovi antecessori. Avendo la peste e la fame afflitto i diocesani, il cardinale fece spiccare la sua generosità, procurando loro ogni possibile conforto e sollievo. Introdottisi nella diocesi notabili abusi, convocato il sinodo, pubblicò utilissimi decreti per la disciplina del clero, e la riforma del popolo, di cui si conciliò la stima e l’amore. Fu assiduo e frequente nel visitare la diocesi, seco recandosi in tale occasione uomini peritissimi e di sperimentato valore. Voleva da sè stesso vedere ed udire quanto occorreva, recando al male quei rimedi che gli sembravano più efficaci ed opportuni. Ordinò alcune congregazioni di uomini non meno prudenti che pii e dotti, per mezzo dei quali accrebbe molto lo stato spirituale, il buon governo delle chiese, e il culto divino nella sua diocesi. Estese la sua pastorale sollecitudine ancora ai sacri templi, avendo fra gli altri ristorata la cattedrale e l’ abitazione de’ vescovi, per la più parte in disordine e prossima a rovina. Né impegno minore mostrò per mantenere illesa la giurisdizione ed immunità della sua chiesa, per cui tra le altre cose sostenne gran litigio col Cardinal Giambattista Pallotta legato di Ferrara, perché dalla chiesa di Fossanova, posta fuori delle mura di quella città, erano stati estratti con aperta violenza alcuni, e condotti alle pubbliche carceri, i quali per sentenza della congregazione di Roma furono nel luogo immune restituiti, e gli estrattori dichiarati incorsi nelle ecclesiastiche censure. Volendo in seguito portarsi a Roma per visitare i sacri limini, non gli fu mai permesso, quantunque ne facesse premurosissime istanze.
Finalmente pieno di menti e virtù mori in Ferrara nel 1637 da tutti compianto, e fu sepolto nella cattedrale in un avello vicino alla scala dell’organo, donde le ossa furono trasferite avanti l’altare di s. Lorenzo col solo nome scolpito sopra la lapide sepolcrale, la quale nel lastricarsi il nuovo pavimento di quella metropolitana, fu per isbaglio posta alla tomba del Cardinal Machiavelli, innanzi l’altare della Circoncisione.
* G. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Vol. XLI, pp. 233-4.
Nel convento di San francesco delle Fratte di Montalto, Mons. Magalotto Lorenzo Fiorentino, nono governatore del Presidato, nel 1617 resturò e decorò la Cappella della Madonna della Pace. Nei muri laterali vi sono dipinti a fresco riguardanti la SS. Vergine. Sul muro laterale destro vi è la frase:
“Laurentius Magalottus Fiorent. – Utriusque Sig. Ref. - Eadem sibi Provincia a Paulo V. Pont. O.M. - Demandata – Incolarum religioni – Denuo moenibus munivit – Ornavit anno MDCXVII”.
(trad.: Lorenzo Magalotti di Firenze, Referendario della Venerabile Segnatura, essendogli stata affidata la Provincia dal Sommo Pontefice Paolo V, per voto degli abitanti fornì nuovamente il muro e adornò con iscrizioni nell’anno 1617.) Cfr. A. Gatta, Il Convento di San Francesco delle Fratte (di prossima pubblicazione).